Una 'green pass' che coinvolga i paesi europei a maggior flusso turistico e che consenta, in caso di riapertura in vista del periodo estivo, al turista le stesse medesime condizioni in merito ai protocolli di sicurezza. L'idea e' di Assoviaggi, che per voce del proprio presidente nazionale, Gianni Rebecchi, racconta all'agenzia 'Dire'.
"Non stiamo parlando di un passaporto vaccinale ma di protocolli comuni tra paesi per far si' che ci sia mobilita' di viaggiatori almeno in ambito europeo. Se io italiano vado in Spagna, avro' le stesse misure dello spagnolo che verra' in Italia, e cosi' ad esempio anche con Francia, Grecia e Germania". Questo sistema, secondo Rebecchi , eviterebbe una confusione procedurale che neanche i vaccini potrebbero scongiurare, e che ha l'urgenza di essere messo in piedi "entro 30-60 giorni". Accanto a questo, Assoviaggi chiede al governo di cambiare "cio' che e' stato il bonus vacanze, che non ha funzionato . "Era troppo complesso e orientato solo a una filiera, ossia solo le strutture ricettive convenzionate". Il risultato e' stato infatti da una parte lo scarso utilizzo, e dall'altra la scarsa partecipazione degli alberghi.
"Se vogliamo far ripartire il turismo- evidenzia Rebecchi- dobbiamo lavorare sugli incentivi", un po' come accade per I settori automobilistici e per l'ecobonus 110%. Infatti, ad esempio "il bonus auto e' stato pensato per far lavorare tutta la filiera, non solo il concessionario che la vende", e cosi' per Assoviaggi deve essere impostato l'incentivo sul turismo. "Bisogna pensare ad un bonus che mi permetta di spendere in maniera semplice e attraverso detrazione fiscale, quindi io se spendo 2.000 euro per un viaggio in Italia posso impiegare queste risorse in agenzie di viaggio e tour operator. In questo modo, si da' ossigeno a tutta una serie di servizi inclusi nel pacchetto viaggio, e al contempo si da' la possibilita' al viaggiatore di poter scaricare la spesa in dichiarazione dei redditi. "Noi se vogliamo far ripartire il turismo dobbiamo paragonarlo ad altri settori, e di conseguenza usare strumenti perfettamente fruibili dai clienti, perche' fanno muovere il Pil in Italia". "Le nostre imprese non hanno mai avuto bisogno dello Stato, noi abbiamo sempre mantenuto personale e professionalita' e giro d'affari importante-conclude- contribuendo alla ricchezza dello Stato". Un motivo in piu' per alzare la voce: "Adesso lo Stato ci deve aiutare non perche' siamo aziende decotte... Ma perche' dobbiamo tornare a regime".
(Fonte Agenzia DIRE)