“Il turismo paga più di chiunque le conseguenze della pandemia, e nell’intera filiera le agenzie di viaggio sono quelle completamente ferme, a fatturato zero”. Così Ivana Jelinic, presidente Fiavet- Confcommercio, sintetizza la situazione a chiusura dell’anno 2020. Un ritorno indietro decisivo: i nuovi bisogni per ripartire, le proiezioni per il futuro. Proposte e prospettive per sopravvivere e per ricominciare.
Non basterà, infatti, la semplice riapertura dei punti vendita a dar respiro al comparto, perché oggettivamente non ci sono prodotti da mettere in vetrina. Un anno iniziato con l’enorme sforzo dei rientri dall’estero dei numerosi Italiani, con le perdite del turismo scolastico. La prima battaglia economica è stata nella filiera stessa, sui rimborsi. Denaro anticipato per i fornitori che con difficoltà ritornava indietro. I voucher sono stati vitali per non seppellire subito l’intera categoria. Bocciati invece i Buoni Vacanza, un provvedimento del MIBACT pari alla metà dell’investimento totale sul turismo in quel momento, che è stato una leva al consumo da cui sono state escluse agenzie di viaggio e tour operator. Un’estate con un turismo di prossimità che non ha risolto il problema del settore che deve molto agli stranieri, protagonisti degli arrivi nelle città d’arte, e al nostro turismo verso l’estero, parte decisiva nei fatturati delle agenzie di viaggio italiane. La seconda ondata autunnale della pandemia mette del tutto in ginocchio il turismo.
“Apre una frattura anche sociale, per cui, chi lavora in questo comparto è visto al pari di un untore- fa osservare Ivana Jelinic. Ad oggi, seppur certi dello stanziamento nel bando MIBACT, e delle relative assegnazioni per chi vi ha partecipato (la maggior parte delle agenzie di viaggio) le agenzie di viaggio e i tour operator non sono in nessuno dei 4 decreti ristori se non per alcune facilitazioni fiscali in quanto imprese. Quindi Fiavet-Confcommercio insiste affinché, dopo l’erogazione della prima tranche relativa al bando uscito ad agosto, si abbiano subito nuove possibilità, nel 2021, per tutti gli esclusi dal bando chiuso il 9 ottobre, e per i mesi da agosto a dicembre, in cui tutti gli addetti sono stati fermi, indipendentemente dalle Regioni di residenza. Secondo i dati ENIT ci sono stati quest’anno 57 milioni di turisti in meno con una perdita di 71 miliardi di euro. Si perde nel nostro PIL nazionale il 5,8% in un settore che pesava del 13% sull’economia italiana. Chiuderemo quindi con un turismo al 7.2% nel nostro Prodotto Interno Lordo. Il traffico aereo cala dell’84,2% fino a settembre. Spariti gli arrivi dalla Cina (-91,7%) nell’anno Italia Cina. Persi gli USA: il nostro mercato di lungo raggio più importante è al -90,6%. Per fortuna abbiamo avuto qualche visitatore francese, (si cala “solo” del 70,5%). IL 97% degli italiani ha viaggiato in Italia questa estate, ma dopo la seconda ondata le prenotazioni per il prossimo anno sono praticamente inesistenti. Per quanto riguarda le vacanze di Natale, in seguito al DPCM che blocca gli spostamenti tra Regioni fino a gennaio, le stime di Confcommercio ci attestano una ulteriore perdita di 10,3 milioni di turisti. La scelta di chiudere gli impianti nelle stazioni sciistiche massacra le possibilità del turismo montano, anche di prossimità, per una perdita stimata dagli addetti in 1,2 miliardi di cui 400 milioni solo nel periodo di Natale.
“Sopra ogni prodotto, mancando i viaggi all’estero, Fiavet-Confcommercio sente come decisiva l’assenza delle crociere, l’ultimo baluardo di sicurezza che era rimasto per viaggiare, in cui confidavamo per Natale e Capodanno” afferma Ivana Jelinic. Le compagnie che erano appena ripartite con rigidissimi protocolli, tanto da essere scelte per lo smartworking, oltre che per le vacanze, oggi si trovano ferme fino al 10 gennaio. Quest’anno, secondo la stima di Risposte Turismo, la crisi delle crociere ha causato una perdita di 925 milioni di euro di sole mancate spese dei crocieristi, tra le quali hanno un ruolo determinante le escursioni, importantissime per le agenzie di viaggi e gli operatori turistici dediti ai servizi a terra. Ci sono 796.800 passeggeri in meno movimentati nei porti italiani, -93,5% su base annua. Siamo tornati ai livelli del 1993. “Il futuro che ci dava spiragli la scorsa primavera in questo fine anno, seppur in vista della diffusione del vaccino, lascia il mercato in un clima di grande incertezza sanitaria ed economica, e diversi studi ci confermano una ripresa completa non prima del 2024 in Europa”. La ridottissima capacità dei viaggi aerei nonostante organismi come l’’Ecdc (European Centre for Disease Prevention & Control) abbiano dimostrato che i viaggiatori aerei rappresentino meno dell’1% di tutti i casi di trasmissione del Covid, ci fa guardare a una ripresa a lungo termine con realismo. Le prenotazioni aeree vedono un calo della domanda del 75% per il 2021.
“Una proiezione che potrà migliorare se ci sarà una riapertura dei corridoi, l’efficacia e la sicurezza del vaccino, e le nuove veloci procedure di esclusione della quarantena già adottate in alcuni aeroporti” ancora Ivana Jelinic. “Il nostro obiettivo è agire - conclude la presidente di Fiavet – siamo contrari all’assistenzialismo, ma per impedire inabissamento di un intero comparto occorre sostenerlo in questo momento storico”. “Assegnare 3 miliardi da dividere con la cultura sui 197 del Recovery Plan significa non capire su quali tesori siamo seduti rispetto a tutti gli altri Paesi del mondo” aggiunge. “Siamo infatti gli unici in grado di dare assistenza reale e garanzie quando si viaggia, soprattutto ora che la sicurezza è diventato un bisogno imprescindibile del nuovo turista”.