Stop a crociere, stop a sci, no a spostamenti tra regioni, e tra comuni nei giorni clou, cenone in camera negli alberghi, quarantena per chi rientra dall’estero....Questo ,in sisntesi ,il succo del DPCM di Natale illiustrato dal premier Conte il 3 dicembre scorso e valido fino al 7 gennaio. Per Federturismo” questo Dpcm è una mannaia sul settore turismo”.
“Ci rammarica dover constatare - dichiara la Presidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli – che si continua a non tener conto delle esigenze dell’ industria turistica e dei suoi lavoratori, ormai abbandonati al loro destino dall’ inizio della crisi. Gli imprenditori del settore in questi lunghi 10 mesi hanno con senso di responsabilità investito denari ed energie per poter garantire ai loro ospiti soggiorni sicuri nel pieno rispetto delle norme: dagli alberghi, ai ristoranti, agli impianti di risalita, solo per citare gli ultimi settori che erano parzialmente in grado di lavorare. Quegli stessi comparti che oggi si vedono negata la possibilità di lavorare proprio durante le festività natalizie, notoriamente tra i periodi più redditizi dell’intero anno. Provvedimenti che vengono adottati tenendo in scarsa considerazione che il settore degli impianti d risalita, per fare un esempio, fattura 1,2 miliardi all’anno, di cui 400 milioni arrivano dal periodo natalizio e che impiega 10 mila lavoratori stagionali che rischiano di rimanere senza reddito. Riconosciamo l’importanza dell’attenzione che deve esere rivolta alla salute degli italiani, ma riteniamo che ci siano ancora dei margini per evitare nuove misure che colpiscano e penalizzino tutti in modo indiscriminato. Se così non sarà confidiamo che almeno gli aiuti di stato possano essere in grado di coprire gran parte delle perdite subite come avviene negli altri Paesi europei e come finora non è avvenuto in Italia”.
Confindustra Alberghi e Federterme affermano in un comunicato congiunto che queste nuove regiole “ colpiscono il settore e la dignità stessa degli imprenditori”. La filiera alberghiera e quella termale- si legge- hanno operato in questi mesi con grande impegno, investimenti e senso di responsabilità sul fronte della lotta alla pandemia, offrendo ai propri (pochi) ospiti la possibilità di un soggiorno in sicurezza nel pieno rispetto delle norme previste e di rigidi protocolli di sicurezza.Un impegno riconosciuto e provato da un numero di contagi nelle strutture alberghiere e termali pressoché inesistente. Per questa ragione, riteniamo ci siano ancora gli spazi per evitare nuove misure che colpiscono e penalizzano tutti in modo indiscriminato e pensare invece ad un sistema di “corridoi sicuri” per raggiungere le strutture (ad es. possibilità di spostarsi con prenotazione confermata), regole chiare sui territori, tutti elementi che possano rendere luoghi fruibili in sicurezza, come già oggi.
“Dopo 10 mesi di gravissima crisi nei quali l'industria alberghiera e termale è stata di fatto lasciata sola a combattere per la sopravvivenza delle proprie imprese e dei posti di lavoro degli oltre 250.000 lavoratori impiegati nel settore – le misure di questo DPCM appaiono davvero irrispettose ed insostenibili e ci fanno dire ancora una volta “no” a quella demonizzazione del settore che siamo francamente stanchi di sentire. Il segnale che arriva oggi è "la goccia che fa traboccare il vaso".
L'obbligo di servire i pasti in camera la sera di capodanno, peraltro quando già si è previsto il divieto di spostamento tra regioni e comuni, conrinua il comunicato, è una misura che offende tutti gli operatori che stanno lavorando con grande capacità, sacrificio e senso di responsabilità.Tutto questo quando a fronte di una perdita di fatturato per il settore alberghiero e termale che a fine anno sarà stata di oltre l'80% del fatturato, sono stati disposti aiuti che potranno coprirne meno del 10% e ancora in queste ore i comuni stanno chiedendo di pagare la Tari, e da mesi siamo in attesa di capire come sarà risolto il problema del tetto agli aiuti di Stato. Nello stesso momento i settori analoghi negli altri paesi europei hanno già ricevuto aiuti in forma di liquidità che sono arrivati a coprire anche il 70% delle perdite. Un vulnus questo che il settore rischia di portarsi sulle spalle anche nei prossimi anni, quando alla ripresa del settore l'industria alberghiera italiana dovrà tornare a competere sui mercati internazionali.