ANBBA, CONFGUIDE, FIAVET, FIPE hanno aderito a una lettera inviata oggi al Ministro per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo Franceschini, adesione che è stata proposta a tutte le associazioni di Confturismo Confcommercio per rappresentare nel modo più ampio la filiera italiana del turismo, in particolare le PMI.
Il rilancio dell’economia del Paese non sarà infatti esclusivamente ad opera di grandi giganti del mondo finanziario, ma di quel tessuto produttivo da sempre accusato con snobismo di nanismo imprenditoriale, cui si deve la più grande fetta del Pil italiano. Nessuno dovrà essere lasciato indietro, non le piccole agenzie di viaggi dell’ultima provincia italiana, non il bar del cappuccino quotidiano, non le piccole case vacanza cui si rivolgono della maggior parte delle famiglie, non le guide che hanno studiato e lottato per raggiungere la loro posizione e sono ora ferme in attesa di 600 euro. Milioni di lavoratori italiani, non certo capitani d’industria con fondi d’investimento all’estero, ma ugualmente, forse ancor più, rappresentativi dell’intero settore perché riuniti in queste organizzazioni in Confturismo-Confcommercio, dove rappresentano nel modo più ampio la filiera italiana del turismo.
“Sappiamo bene che il ruolo di ciascuna delle categorie di imprese e professionisti rappresentate – e del settore nel suo complesso – sarà fondamentale nel rilancio del Paese al termine della crisi in corso: forse il più importante, in considerazione della trasversalità economica che da sempre caratterizza il turismo” scrivono al Ministro. Avvertono che per la completa ripresa ci sarà bisogno “che il sistema si presenti integro, evitando che grandi gruppi della finanza mondiale, che da tempo hanno puntato gli occhi su questa nostra grande risorsa nazionale, possano compiere agevolmente campagne di acquisizione a basso costo, trasferendo così nel PIL di altri Paesi una parte cospicua del valore aggiunto che il turismo italiano genera”. Tutte queste piccole e medie imprese, queste partite iva, sono state le prima a soffrire, su scala nazionale, gli effetti dell’epidemia da COVID-19 e dei provvedimenti adottati per contenerla e si sono rimboccati le maniche anche dopo aver abbassato la serranda, per far rientrare i propri clienti dall’estero, per formarsi, per progettare un futuro.
“Di tutta evidenza quindi la necessità di un intervento urgente a supporto delle categorie più direttamente coinvolte: attività ricettive alberghiere ed extra alberghiere, pubblici esercizi come ristoranti, bar e locali di intrattenimento, attività dell’intermediazione come agenzie di viaggi e tour operator, stabilimenti balneari, porti turistici e professionisti come guide e accompagnatori turistici” prosegue la lettera al ministro. In favore di agenzie di viaggi e attività ricettive e delle loro attuali esigenze di liquidità, è stata prevista dai decreti legge n.9 e n.18 di marzo la possibilità di procedere con voucher ai rimborsi dovuti. “Si tratta di un titolo che comunque rappresenta un impegno nei confronti del consumatore e che sarebbe opportuno garantire in maniera adeguata” fanno osservare i firmatari. “Infatti, anche limitandosi al solo caso dei pacchetti di viaggi e dei servizi turistici collegati, per i quali è prevista per legge l’esistenza di fondi di garanzia a copertura dei casi di insolvenza o fallimento dell'organizzatore o del venditore, i voucher emessi non possono essere inseriti in tale garanzia. Questo in quanto il sistema attuale, nato dalla riforma del 2015, non prevede – né poteva prevedere – la situazione contingente, che pone contestualmente a dura prova l’operatività di tutte le imprese del comparto. Restano poi al di fuori di quest’ultima casistica i voucher emessi dagli operatori del ricettivo”. In definitiva questo comporta la necessità di un intervento straordinario, fuori dagli schemi fino ad ora adottati, “per la costituzione di uno o più fondi di emergenza dedicati al settore, che ammortizzino il contraccolpo del fermo totale delle attività, pongano gli operatori nella condizione di riaffacciarsi sul mercato con la loro offerta nel momento della ripartenza, riducano al massimo l’impatto sui livelli occupazionali ed assicurino il rispetto degli impegni presi in questa fase con i clienti dei loro servizi”.
Le associazioni chiedono infine di aprire con urgenza un tavolo tecnico, con l’eventuale partecipazione dei rappresentanti di altri dicasteri da coinvolgere nell’iniziativa, per affrontare il tema e individuare le soluzioni più adeguate da adottare.