Professionalità, coraggio, formazione,marketing rinnovato, rilancio della domanda. Sono questi i must degli imprenditori del turismo pronti ad affrontare la ripresa appena sarà finita l’emergenza Covid, emersi da una ricerca sugli effetti di “COVID -19” targata Skal International Roma , voluta dal neo presidente Paolo Bartolozzi, coadiuvato dal vice presidente Tito Livio Mongelli con l’obiettivo di creare un filo diretto e momenti di condivisione con tutti gli skalleghi iscritti ai nove Club di Skal Italia.
L’indagine si è svolta dal 18 al 25 marzo, con un questionario di 10 domande inviato a 321 soci di Skal Italia con oltre 107 risposte pari al 33% dell’intero universo coinvolto. Dalla ricerca, sottolinea Tito Livio Mongelli, coautore della ricerca, emerge un quadro di manager preoccupati ma coraggiosi, che puntano sulla professionalità dei propri collaboratori e piuttosto che licenziare ed abbassare i prezzi voglio aumentare la formazione e migliorare la propria offerta, chiedono la riduzione del peso fiscale ed amministrativo ma anche strumenti innovativi di marketing ed interventi mirati di stimolo della domanda.
“La crisi del COVID 19, afferma Paolo Bartolozzi- pone nuove istanze per l’industria dell’ospitalità , le cui risposte ed attuazioni devono essere, innanzitutto, il frutto della politica dell’ascolto di tutti gli attori della filiera turistica, che nello Skal è rappresentata dalle 32 categorie professionali in rappresentanza dei propri soci “
Tre sono i principali risultati, affermano i coautori, che si evidenziano dalle indicazioni e suggerimenti degli oltre 100 decision makers italiani delle professioni turistiche coinvolti nella ricerca : A – La crisi sistemica ed economica nel turismo continuerà anche nel 2021mentre l’emergenza consumerà tutto o quasi il restante dell’anno 2020. B – Per risorgere si punta sulla qualità delle risorse umane, non sull’abbassamento dei prezzi, formando il personale e conservandone l’occupazione. C – Servono strumenti innovativi per rilanciare la domanda, come i voucher vacanza, e non solo la riduzione del peso fiscale.
Gli esperti del mondo delle professioni turistiche pensano che le conseguenze della crisi COVID 19 dureranno ben oltre un anno, questa l’opinione di oltre il 50% degli intervistati e per l’88% almeno un anno di lavoro sarà’ compromesso dall’emergenza attuale. Il blocco delle attività turistiche durerà 6 mesi o anche di più per oltre metà degli intervistati e questa percentuale sale al 71% tra le Agenzie di viaggio ed i Tour Operator. Nonostante queste premesse non troppo ottimistiche, solo il 29% degli intervistati dichiara di voler ridurre da subito il personale mentre invece ben il 40% intende investire subito in formazione e riqualificazione dei propri dipendenti e collaboratori e tale percentuale sale addirittura al 59% nel mondo dei servizi per il turismo e dei professionisti.Per quanto possibile le strutture e gli intermediari hanno tentato di accontentare i clienti. Nelle strutture ricettive il 52% ha spostato le prenotazioni senza penali mentre il 66% degli intermediari ha preferito emettere voucher sostitutivi da spendere più avanti. La sfida del futuro si vincerà sulla qualità più che sul prezzo e infatti mediamente solo il 7% degli intervistati offrirà incentivi, maggiori commissioni o sconti alle OTA (come Expedia e Booking), grossisti e tour operator. Tale percentuale sale al 16% tra le Agenzie ed i Tour Operator. Metà degli esperti pensa di iniziare le azioni di marketing subito dopo il picco della crisi, anche con campagne social e sui motori di ricerca (investendo quindi sul proprio brand) mentre il 52% degli intermediari inizierà con azioni di marketing nel solo mercato italiano. Il 43% degli intermediari pensa di praticare sconti particolari ma invece nel complesso i manager turistici pensano che i prezzi debbano rimanere inviati (71% delle risposte). Sarà necessaria più pubblicità e marketing e le imprese chiederanno agli intermediari di ridurre le commissioni ed allo Stato di ridurre le imposte, fare compagne promozionali e promuovere eventi.Gli intermediari sono maggiormente interessati alla nascita di voucher di sconto (33%) contro il 13% dei manager degli alberghi, probabilmente perché conoscono i buoni vacanze francesi e svizzeri e i voucher spagnoli e ne hanno apprezzato i significativi risultati. Infine, la maggioranza delle imprese non solo non vuole licenziare ora ma anche in prospettiva non vuole ridurre il personale (42%). Nel settore alberghi e ristorazione tale percentuale sale al 48%. Inevitabile però un blocco delle assunzioni.
Ricerca originale: http://www.skalroma.org/indagine-skal-roma-su-covid-19/