Armonia, colori ed emozioni nello spettacolo di Maria Strova (associazione culturale Omphalos), con la partecipazione di Anita D’Alessandro, Julia Haussner e Latifa con la sua Tribal Fusion, e le danzatrici dei Gruppi di studio. Ma qual è la traccia invisibile che passa per il palcoscenico quando una danzatrice sta dando se stessa?
di Ester Ippolito
Qualcosa che rimane dentro. E’ questa la sensazione trasmessa dallo spettacolo "La Danza InVisibile” (17 marzo, Teatro del Respiro, Fiano Romano - Roma), ideazione e regia di Maria Strova, danzatrice, coreografa, docente e scrittrice di libri sulle radici della danza orientale, nata in Colombia, un nutrito curriculum alle spalle con esperienze di ballo legate strettamente alla donna e alla sua essenza femminile, richiamata un giorno verso questo mondo da un suono di un tamburo a New York… Una vita per la danza quella della Strova, per la quale tutto è motivo di ispirazione, la vita quotidiana (“anche mentre si stendono i panni ci si può ispirare per un movimento del velo”), gli incontri, ogni respiro ed emozione, e il silenzio, come ha dimostrato in una sua danza coreografata (gruppo Danza del Ventre in Palcoscenico) modulata solo dal suono dei cimbali, “abbandonandosi al ritmo, elemento maschile, che non cessa mai, e creando la melodia elemento femminile”. Al centro dello spettacolo “La Danza InVisibile”, la danza orientale e le sue varie fusioni e interpretazioni che si sono espresse in performance eleganti, originali, di grande atmosfera e lontane da ogni stereotipo, con una grande cura nella scelta dei costumi. Dalla danza di apertura dedicata alla luce, di grande armonia (Strova e il suo gruppo), alla coreografia legata al colore e movimento delle meduse (Strova e il suo gruppo), dal ballo folclorico Sadì dell’Alto Egitto (ballo con il bastone) in versione femminile (Anita D’Alessandro ), alle performance Tribal di grande effetto di Latifa (Francesca Trezza). Lo spettacolo si è svolto presso il Teatro del Respiro a Fiano Romano, sede anche dei corsi e percorsi artistici della Strova, docente anche allo IALS di Roma. Il Teatro del Respiro, progettato da Paolo Portoghesi, è stato – architettonicamente e tecnicamente – concepito per valorizzare al massimo tutte le arti sceniche.
Danza e anima, i punti di vista della danza
Maria Strova ha coinvolto nella sua performance alcune professioniste della danza, ognuna delle quali ha portato un proprio contributo allo spettacolo, un proprio punto di vista e una visione personale della danza e dell’approccio ad essa. Oltre a danzare, stimolate dalla Strova stessa tra un quadro di danza e l’altro, hanno potuto esprimere il proprio legame con la danza. Così Anita D’Alessandro, prima allieva in Italia di Maria Strova, un approccio alla danza orientale fin dai 9 anni, una specializzazione nello stile cabaret, ha espresso con piena consapevolezza come ognuno debba trovare da solo il tipo di danza più affine alla propria personalità. Giulia Haussner, allieva dei maestri Saad Ismail, Maria Strova, Yasmi Nammu e Tiziana Giansante, viaggiatrice per passione e per lavoro, ha posto l’accento sulla preparazione e ha manifestato la sua vicinanza all’India, ai suoi colori, e in particolare alle danze del sud, esprimendosi nella sua Oriental Fusion. E infine Latifa (Francesca Trezza) (cfr. altri servizi su Ballare Viaggiando), oltre dieci anni di esperienza e di studi in danza orientale, maestri e ispiratori Mahmoud Reda e Saad Ismail, studiosa di antropologia culturale, ha reso partecipe il pubblico del proprio stile Tribal, protagonista del suo cammino artistico attuale improntato sulla fusion combinata di diversi elementi di danze e contaminazioni, yoga e teatro, punto di arrivo di un percorso personale di approfondimenti. In scena un suggestivo assolo, La danza del serpente, simbolo di grande energia, e una coreografia del suo gruppo molto stimolante e attraente nei costumi.
Infine, come rispondere all’interrogativo di cosa sia l’invisibile presente sul palcoscenico? Tra le risposte delle danzatrici in primo piano l’impegno che c’è dietro ogni passo e movenza, la voglia di trasmettere emozioni
ballando, la riscoperta di se stesse, la forza dell’anima che scaturisce dal ballo… Il vero invisibile è in ogni caso quel qualcosa che rimane dentro quando si spengono le luci...
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Note su Maria Strova
Maria Strova, colombiana, inizia all’età di 12 anni lo studio della danza classica russa. Sotto la direzione artistica di Ugo dell’Ara, coreografo alla Scala di Milano, inizia a lavorare a teatro in produzioni internazionali di opere come
l’Aida, La Vedova Allegra, Ballo di Maschere. A 17 anni si trasferisce negli Stati Uniti, dove studia i diversi stili della danza moderna (Graham, Ailey, Cunningham) e le tecniche di recitazione con Peter Flood, maestro membro dell’Actors Studio di New York. Lavora con Ellen Burstyn, direttrice dell’Actors Studio, nel popolare The Ellen Burstyn Show, con Michael Douglas (The jewel of the Nile), con Danny De Vito e Quentin Tarantino (Le Iene). Interessata al tema della maternità e diplomatasi nello studio dello Yoga Classico alla scuola Brahmannada di Roma, intravede in questa disciplina – con particolare riferimento alle tecniche di respirazione – un efficace compendio alla Danza del Ventre e diventa, di fatto, la prima insegnante a proporre in Italia la loro fusione per la preparazione al parto. Maria Strova è anche autrice del libro Il linguaggio Segreto della Danza del Ventre, pubblicato anche negli Stati Uniti e Salomè. Il suo mito, La danza dei Sette Veli.
www.danzadelladonna.it