Grazie a Pilar Carmona, solido punto di riferimento del flamenco in Italia - incaricata da Danza in Fiera 2018 di curare la sezione dedicata a questa disciplina - per aver portato a DIF il prestigioso interprete Antonio Marquez, al quale la nostra rivista web Ballare Viaggiando ha avuto l’onore di consegnare il DIF International Award. Grandissimo il successo degli stage di flamenco condotti dal maestro durante la rassegna internazionale fiorentina. Ma le novità non finiscono qui: attraverso un laboratorio riservato agli allievi di livello avanzato e agli insegnanti, a DIF Antonio ha illustrato la sua coreografia del Bolero di Ravel per lo spettacolo ‘Os Quiero’, in programma il 14 aprile a Colle Val d’Elsa (Siena), e a giugno a Firenze. Lo spettacolo consentirà ai più talentuosi di esibirsi sul palco con lui-annuncia Pilar, promotrice del progetto insieme all’Associazione AndaluSiena. E Antonio rivela a Ballare Viaggiando il suo sogno segreto: una rete mondiale di compagnie di danza spagnola
di Livia Rocco
Con l'entrata in scena, qualche anno fa, di Pilar Carmona a Danza in Fiera, il flamenco e la danza classica spagnola hanno avuto un ruolo sempre più importante all'interno della manifestazione. E' aumentata la partecipazione ai corsi, gli spettacoli vantano grandi nomi del mondo flamenco e viene coinvolto un numero sempre crescente di scuole.
Pilar il prossimo anno festeggerà i venti anni della sua Fundación Flamenca a Firenze. “In questi 19 anni - ci racconta - ho presentato spettacoli in molti teatri, festival, rassegne, portando il flamenco nelle piazze e insegnando in molte scuole in tutta Italia. Fin dall'inizio ho avuto l’obiettivo di far conoscere questa disciplina, che è anche un modo di essere. Il flamenco è schiettezza, è sfida, è autenticità, è alla fine un modo di vivere e affrontare la vita! Questa rassegna è diventata importante per gli appassionati perché, attraverso la partecipazione di scuole, crea i presupposti per progetti futuri.
'Il Bolero di Ravel con Antonio Marquez' si inserisce in questo contesto – spiega Pilar -. Attraverso il laboratorio riservato agli allievi di livello avanzato ed agli insegnanti, Antonio ha illustrato alcune parti della sua Coreografia del Bolero di Ravel, che porterà nello spettacolo 'Os Quiero' , in programma il 14 aprile presso il Teatro del Popolo di Colle Val d’Elsa (Siena) e a giugno a Firenze (data e luogo da stabilire) e che consentirà ai più talentuosi di esibirsi sul palco con lui.”
B&V- Ma come è nato questo progetto?
Pilar Carmona - Il progetto è nato grazie alla collaborazione con l'Associazione AndaluSiena. Abbiamo pensato di coinvolgere una grande personalità del firmamento del mondo flamenco, e Antonio Marquez è rimasto veramente colpito dall’idea di organizzare uno stage finalizzato a portare le migliori allieve a ballare sul palco insieme a lui, formula questa, che potrebbe essere replicata in altri teatri in Italia.
In tutta sincerità sono stata veramente emozionata quando Antonio Marquez ha accettato il progetto che ho presentato con Andalusiena.
B&V- Vi conoscevate personalmente?
Pilar Carmona - Conosco Antonio fina da ragazzina; nel corso degli anni abbiamo avuto modo di incontrarci sui palcoscenici delle città italiane e anche all’estero ed ora che entrambi in maniera diversa abbiamo raggiunto la maturità artistica , vederci di nuovo, collaborare per la partecipazione ad un progetto così stimolante mi ha dato una soddisfazione e un’emozione incredibile.
Andalusiena si è occupata prevalentemente della organizzazione dello spettacolo mentre io mi sono dedicata principalmente all’organizzazione degli stage riservati ad allievi ed insegnanti all’interno della rassegna Danza in Fiera e a seguire tutte le prove.
B&V- Una nuova esperienza anche per te?
Pilar Carmona - E ’ stato un successo veramente inaspettato, perchè le lezioni erano tutte esaurite, con la partecipazione di bambini e di adulti provenienti da ogni parte d' Italia. Credo che questo evento meraviglioso segni veramente l’inizio di una nuova epoca per il flamenco in Italia, con maggiore collaborazione tra le scuole, maggiori adesioni di appassionati, progettualità e presenza di grandi artisti.
La nostra intervista continua con Antonio Marquez.
B&V- Antonio, quanto conta la formazione classica per esprimersi al meglio nel ballare il flamenco?
Antonio Marquez - Io ho iniziato a ballare e studiare tutte le discipline come il classico, classico spagnolo, la scuola bolera, il folclore e il flamenco. Dopo di ciò ho sperimentato in differenti scuole e questo mi ha dato l’opportunità di ballare in molte compagnie con discipline diverse dalle mie.
Quello che ho imparato durante la mia carriera è che più si conosce, più si hanno risorse a disposizione. La tecnica, nel flamenco come in altre discipline, è solo un linguaggio per comunicare.
È importante che questo linguaggio venga capito e che arrivi al cuore di coloro che condividono quel momento.
Il flamenco è una particolare disciplina della danza, che come ogni danza parte dal sentimento. Senza sentimento sarebbero solo passi: ci sono ottimi artisti con buoni piedi e con tecnica perfetta ma alla fine, se non passa dal cuore e non tocca il sentimento non é vera arte perché non trasmette nulla.
B&V- Secondo te , quanto del flamenco è radicato nella cultura spagnola (e andalusa in particolare) , e quanto è 'esportabile' o, per così dire, internazionale o universale?
Antonio Marquez - Il flamenco è Patrimonio dell' Umanità, fa parte della cultura spagnola, è radicato nell' Andalusia ma con il tempo si è diffuso in tutta Spagna e negli angoli del mondo intero.
E’ un linguaggio universale. Molti grandi artisti di fama internazionale come El Camborio e Jose Greco, pur non essendo spagnoli, hanno contribuito ad esportare la nostra danza in tutto il mondo: la danza, indipendentemente dal genere, deve emozionare, arrivare al cuore e toccare le anime.
In generale si richiede una preparazione che dovrebbe essere accompagnata da una passione forte e della conoscenza artistica necessaria per comunicare con il pubblico. La magia del flamenco è che il buon flamenco arriva più velocemente di altre discipline, purché sia ben fatto.
B&V- Come nasce per te l'insolito progetto sul Bolero in Italia, promosso da Pilar Carmona, di cui sei protagonista?
Antonio Marquez - Questo progetto nasce dopo alcune conversazioni con Isabella Parrini, che su idea di Pilar Carmona mi propose di organizzare uno spettacolo coinvolgendo differenti scuole di danza da tutta Italia durante DanzaInFiera.
Ho scelto di partecipare a questo progetto perché ho trovato sorprendente ed entusiasmante l’idea di poter restituire anche al pubblico italiano ciò che la danza mi ha regalato: ho scelto il Bolero di Ravel perché mi permetteva di far collaborare il massimo numero di studenti e insegnanti di differenti scuole contemporaneamente, dato che ogni scuola può plasmare la sua personalità e può cogliere tutte le espressioni della danza spagnola: classico, stilizzato e flamenco.
Questo tipo di spettacolo per me è importante perché mi aiuta a realizzare il mio sogno di creare un giorno un network di compagnie di danza classica spagnola, magari avendo una compagnia in Italia, una in Germania una in Giappone e così via fino agli Usa. Lo scopo sarebbe quello di offrire agli studenti la possibilità di approfondire la nostra danza in tutti gli angoli del pianeta.
In questo momento storico non ci sono grandi compagnie spagnole e questo fa molto danno agli studenti, che non trovano sbocchi internazionali. Per questo punto sulla realizzazione di nuovi spettacoli…A questo proposito, vi segnalo che la compagnia Antonio Marquez che debuttò in Italia nel 1997 tornerà nel Belpaese per continuare a trasmettere passione e amore per questo stile.
B&V - Una partecipazione impegnativa a DIF e lo spettacolo sul Bolero tra qualche mese a Colle Val d'Elsa: hai un particolare legame o interesse per l'Italia e/o per la Toscana?
Antonio Marquez - E' tutto frutto di un percorso iniziato molto tempo fa. Sinceramente pensavo che dopo otto anni di assenza dall'Italia nessuno si ricordasse di me, e sono rimasto molto sorpreso nel vedermi circondato a DIF da tanti allievi e insegnanti provenienti da tutta Italia che mi chiedevano di tornare.
Non pensavo di aver lasciato un' impronta nel cuore di tante migliaia di persone che mi avevano visto ballare. Non immaginavo neanche che tanti ragazzi giovanissimi, che all’epoca non erano nati, conoscessero il mio nome. Tutto questo non mi è successo, per esempio, nei conservatori della Spagna, dove non mi conoscevano! Ma penso che le persone che amano la danza del mio paese e che mi hanno seguito in tutti questi anni hanno permesso ad Antonio Márquez di tornare in Italia e provare a fare qualcosa che ci unisce, e questo si chiama passione e amore per la danza spagnola.
Un ringraziamento a voi di Ballare Viaggiando per il Premio ricevuto a DIF alla mia carriera. Gracias de corazón!