Un interrogativo, un libro e una danza: questo il percorso culturale, psicologico e artistico della danzatrice, coreografa e insegnante Maria Strova che, attraverso il silenzio del Burka, ha guardato dentro se stessa e poi ha danzato con caparbietà. "Burka" è l’ultima opera della danzatrice scrittrice, edita da Gangemi editori, un mix affascinante di pensieri e fotografie. E come ha commentato Sgarbi "Maria Strova rivela la grazia del Burka e persino la sua poesia. Si interroga, nella danza, trasforma il Burka in un fiore. Omaggio non prigione”
di Ester Ippolito
Una veste, il suo movimento, il chiedersi come sia vivere lì dentro, una cultura lontana, un pensiero, l’immagine di un “ fiore” che caparbiamente spunta comunque da una terra arida e dura..... Maria Strova, coreografa, danzatrice, insegnante e scrittrice, direttrice del Teatro del Respiro di Fiano Romano (Roma), impegnata da anni nello sviluppo dell'identità culturale della Danza del Ventre, si è sempre ispirata nella sua danza e nelle sue opere al fluttuare di un velo, a un gesto quotidiano ...facendosi domande, riflettendo, scrivendo e dando dei messaggi rivolti alla femminilità e unicità della donna.
E’ così è stato anche con la sua ultima opera “Burka”, edita da Gangemi Editore, un libro tra pensieri e immagini, “un libro nato come introduzione alla danza”, come ha sottolineato il professor Paolo Portoghesi, architetto della Moschea di Roma e studioso della cultura islamica, nel corso della presentazione del libro con una esibizione di danza, presso La Casa dell’Architettura di Roma lo scorso novembre, e come ha rivelato la stessa artista: ”Prima di creare la danza ho dovuto scrivere”.
Fiore Caparbio
E la danza ispirata al Burka di Maria Strova, dal titolo “Fiore Caparbio”, ha aperto la strada alle riflessioni sul suo libro e non solo, rivelandosi dolce, femminile e fiera al tempo stesso, un incontro tra colori e anime che hanno una voce, ammaliante e forte, eseguita dalla stessa Strova con sua figlia Martinica Ferrara (nella foto) e le danzatrici Anita d’Alessandro, Barbara Gervasi e Giada Somenzari. "Un invito al silenzio e alla riflessione", ancora Portoghesi.
La prefazione al libro è di Paolo Portoghesi che ha appoggiato questo progetto vedendo in questa opera anche un mezzo per “capire meglio i contrasti tra Oriente e Occidente” e che ha segnalato il ruolo importante che la Strova ha riconosciuto alla danza . “Si loda nella danza il linguaggio del corpo e la metafora della libertà,ma raramente le si attribuisce un valore d’indagine, di conoscenza anche se il modo di danzare ci aiuta a comprendere l’identità delle diverse culture- si legge. “ Maria Strova ha deciso invece di utilizzare la sua esperienza di danzatrice e di insegnante per rispondere a una domanda che in questi anni ha interessato molto la cultura europea:l’effetto del Burka su chi lo indossa”.
Danzare sotto il Burka
Ma come nasce questa opera? “ Da una curiosità – racconta la Strova. “ A Los Angeles, in un ristorante era appeso a una parete un Burka, mi ha colpito ed è nato in me il desiderio di capire cosa vuol dire vivere là senza che gli altri ti vedano e con una visibilità altamente ridotta. Volevo indossarlo e sentirlo sulla pelle, e vedere come condizionava i miei movimenti, le mie azioni quotidiane, il mio stato d'animo. Un amico mi ha portato poi un autentico Burka dall’Afghanistan, l'ho studiato , l’ho usato e ho sentito su di me delle limitazioni e al tempo stesso ho cominciato a stare in ascolto di me stessa, ho cercato di riconoscermi. E ho compreso come spesso portiamo nella nostra vita dei Burka invisibili: quelli che non sappiamo di indossare sono anche i più pericolosi. Insomma, “il burka non è solo afghano. Ognuno di noi indossa il suo Burka. Con grande rispetto- ancora Strova- ho creato dei costumi in tessuti più leggeri e sopportabili e ricchi di colori , come fiori, dai quali danzando le braccia e le gambe possano essere libere".
"Ti arrendi all’invisibilità?!"
Il libro, in italiano, inglese e spagnolo, frutto di un impegno familiare (la Strova è l’autrice e ispiratrice, il marito Calogero Ferrara ha scattato le splendide foto che sono parte integrante del volume, la figlia danzatrice Martinica Ferrara ha partecipato alla revisione dei testi), si snoda tra pensieri e immagini dell’artista in burka che assume via via forme plastiche e in movimento in immagini scattate in luoghi bellissimi come Ustica e Corfù. Tante le domande: "Cosa vedi? Cosa vedi quando non rimane che guardare da una grata? Io ho guardato me !! E se fosse una metafora delle nostre chiusure e delle nostre silenziose lotte? Ti arrendi all’invisiilità?!" “L’uso del burka in Afgahanistan, imposto alle donne dai talebani, è diventato simbolo massimo di oppressione, di annientamento del corpo della donna e delle sue idee- scrive la Strova nella sua introduzione-.Di questo sono consapevole e vorrei che un giorno possa essere appeso a un chiodo o mostrato nei musei insieme ad altri strumenti di tortura....Per l’ artista nessun oggetto è quello che sembra, è così che diventano simboli. Nel caso del burka, posso esplorare il suo senso ambiguo, ma non per questo mi sento di stare tradendo le donne che sono costrette ad indossarlo”.
Foto ballareviaggiando.it
Video correlato http://www.ballareviaggiando.it/video/9-danze-nel-mondo/1691-maria-strova-danza-ispirata-al-burka-9-11-2015.html
Maria Strova
Teatro del Respiro- Asd Omphalos
V. Venezia 35 Fiano Romano, Roma
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Maria Strova è Direttrice Artistica dell’Associazione Omphalos e del Teatro del Respiro con sede a Fiano Romano (RM) dove prepara nuovi talenti nella ricerca di una Danza del Ventre rivolta al teatro e alla sperimentazione coreografica. Pioniera della danza del ventre in gravidanza in Italia, interessata ai temi dell’espressione autentica nell’arte performativa, è autrice dei volumi: Il linguaggio Segreto della Danza del Ventre e di Salomè, il Mito, la Danza dei Sette Veli.