Rafael Amargo, nato 40 anni fa in Andalusia, ha il flamenco nel sangue. Come ‘special guest’ a Danzainfiera 2015, rispondendo a una domanda del pubblico, l’affascinante giudice di Ballando con le stelle ha raccontato che la sua scelta di diventare ballerino e coreografo di flamenco non è stata certo casuale: “Nasco in una famiglia che interpreta il flamenco nelle sue varie forme: musica, poesia, danza. Sono venuto alla luce ballando!” Respirare la magia del flamenco fin dall’infanzia non esclude però la necessità di studiare e impegnarsi per fare della propria passione anche una professione: altro aspetto sottolineato da Amargo durante l’intervista che Ballare Viaggiando ha condotto nell’area ‘press incontri’ a Dif: “Bisogna capire bene, fin dall’inizio, che danzare è un lavoro, una carriera come le altre, anche se c’è la passione. Lo dico anche ai miei figli”
di Livia Rocco
Passione e sincerità: con queste armi Rafael Amargo ha catturato il pubblico – molto eterogeneo – che ha seguito la nostra intervista a Dif 2015. L’incontro, all’insegna dell’anticonformismo, ha lasciato negli ascolatori il desiderio di vedere ballare più spesso in Italia questo interprete e ambasciatore del flamenco nel mondo.
B&V- Parliamo prima di tutto del flamenco come forma di espressione. Secondo alcuni non è solo una danza ma anche un ‘linguaggio’: che cosa ne pensi?
R. Amargo – Per me il flamenco è una forma di vita, e credo che, insieme alla danza classica, sia un po’ la madre di tutte le danze. La ritengo comunque una forma di arte, diversamente da altri tipi di ballo. A differenza della danza classica, però, per imparare il flamenco non esistono metodi concreti, con un nome preciso; ogni interprete segue un percorso, giorno dopo giorno, e si può dire che ognuno ha il suo flamenco.
B&V – La tua presenza a DIF è anche un’occasione per chi vuole imparare a ballare o perfezionarsi seguendo i tuoi stage. Sappiamo che esistono diversi tipi di flamenco ('palos'), ma fino a che punto i movimenti e i passi sono codificati, e che ruolo può avere l’improvvisazione?
R. Amargo - Bisogna prima di tutto studiare e imparare, ma che cosa si impara? Io come insegnante cerco di far capire il ritmo, o meglio i ritmi dei diversi palos, che sono la base da seguire. E’ da qui che bisogna partire, ma certamente bisogna avere quella passione che è la caratteristica più importante del flamenco; senza passione il ritmo non ha senso. Quindi diciamo che il ruolo dell’insegnante nel flamenco è un po’ diverso da quello che può avere nelle altre discipline, perché la passione viene da dentro. Una volta apprese e fatte proprie le basi ritmiche, c’è spazio per l’improvvisazione e perfino per le contaminazioni con altri tipi di danza, anche se a me piace sempre molto il flamenco puro.
B&V- E quello che voi chiamate ‘duende’, la scintilla tipica del flamenco, si può imparare?
R. Amargo - Il duende viene dopo aver studiato. Si segue il proprio percorso, e a un certo punto arriva il duende, quella particolare magia che appartiene all’interprete.
B&V- Vieni spesso a ballare in Italia? Com’è qui la situazione della danza dal tuo punto di vista?
R. Amargo - Mi piacerebbe farmi conoscere meglio come ballerino dal pubblico italiano, e portare in giro la tradizione del flamenco. Con la mia compagnia vado ad esibirmi un po’ ovunque nel mondo, anche fuori dall’Europa, ma in Italia è più difficile, perché le istituzioni pubbliche danno poco sostegno alla cultura. Danzainfiera mi piace moltissimo e devo dire che in Spagna non esiste una manifestazione come questa, ma non ci si può fermare qui, bisogna fare di più cambiando la politica culturale. E’ davvero penoso che un paese come l’Italia non investa abbastanza in cultura e arte, e lo stesso vale per il mondo della danza. Un popolo senza sufficienti stimoli culturali diventa un popolo senza anima e rischia l’abbrutimento. E’ triste anche che il pubblico italiano mi conosca solo come giudice di ‘Ballando con le stelle’. Quando Milly Carlucci è venuta a vedermi ballare a Barcellona e mi ha invitato a partecipare alla trasmissione sono stato molto contento perché pensavo: “Se la gente mi conoscerà di più attraverso la televisione, poi riceverò proposte per ballare nei teatri”. E invece non è andata così. Ho avuto il Premio Positano, ho partecipato al festival di Spoleto, ma molti anni fa, prima della crisi. Ora è tutto fermo!
B&V- E veniamo a Rafael Amargo come giudice di Ballando con le stelle. Seguendo la trasmissione mi è sembrato che i tuoi voti seguissero una logica un po’ diversa da quella degli altri membri della giuria. C’è stato un criterio che più di altri ti ha guidato nella valutazione dei concorrenti?
R. Amargo – Sono stato molto buono e ho dato voti alti, perché si tratta di un programma di intrattenimento. Io sono l’unico ballerino professionista della giuria, e ho cercato di adattarmi alla situazione nel migliore dei modi. Non potevo e non volevo essere severo con ballerini improvvisati, che hanno poco tempo per imparare e non sanno niente di danza! Così ho scelto di valutare la loro passione e il loro impegno, anche perché i giurati che danno voti bassi ci sono già. Devo dire che la formula di Ballando con le stelle funziona molto bene e non va cambiata, però sogno un ‘Ballando con le stelle’ fatto da professionisti della danza. Immaginate 15 primi ballerini che si esibiscono in televisione in una trasmissione di sola danza e niente chiacchiere: che meraviglia! Lancio questa proposta alla Rai, ma è davvero difficile che vanga accettata.
B&V- Ma se un giorno questo sogno si realizzasse, chi vorresti nella giuria?
R. Amargo - Vorrei esserci ancora io, naturalmente! So che non si può essere contemporanemanete giudice e concorrente, ma tanto il mio sogno non si avvererà, perché bisognerebbe cambiare il modo di fare televisione!
(foto Ballare Viaggiando)
Rafael Amargo è un ballerino e coreografo eclettico (danza, teatro, cinema e moda) che si è ispirato prevalentemente al flamenco puro dei suoi maestri, assimilando le tendenze più moderne e contemporanee recepite nella scuola di Marta Graham durante un periodo trascorso a New York. Le sue coreografie si basano su una concezione tradizionale rivisitata e vissuta in chiave contemporanea senza perdere l' essenza pura e autentica del Flamenco. Dal 1997 dirige una sua compagnia di danza.