Le danze ebraiche sono ricche di influssi culturali diversi: Europa dell’Est, mondo arabo, Spagna. Alla base tradizioni antiche di cui il popolo israeliano si è riappropriato con orgoglio ed entusiasmo, creando anche coreografie moderne sempre nuove. Sara Calzetti, insegnante di danze ebraiche, illustra i diversi filoni, dal biblico al contemporaneo
di Livia Rocco
Un popolo e le sue danze…Ma la particolare storia degli ebrei si riflette anche in questo campo. Nella Bibbia si accenna alle danze, che però non vengono mai descritte. “Si sa soltanto che danzare era un modo per pregare, spontaneo e ancora non codificato- spiega Sara Calzetti, insegnante di danze ebraiche presso l'Associazione Terra di Danza, che ci aiuta ad approfondire l’analisi.
Nel corso dei secoli la danza per il popolo d’Israele ha rappresentato insieme la sua massima e più esaltante espressione corporea e qualcosa da reprimere, quando con la diaspora il popolo ebraico ha dovuto nascondere la propria esistenza. Con il ritorno nella terra promessa negli anni 1920-30 la danza si riappropria del vigore e dell’entusiasmo soffocati nel corso dei secoli ispirandosi al folklore europeo, dell'Africa del Nord, del vicino Oriente, e torna ad essere un aspetto fondamentale della vita come nella tradizione ebraica, che “non contempla la separazione fra anima e corpo”.
Le danze ebraiche di oggi sono il frutto dei contatti culturali delle varie comunità, in ogni parte del mondo. Ma con la nascita dello Stato di Israele – fondato nel 1948 – si è anche cercato di creare qualcosa che appartenesse a tutti gli ebrei e contribuisse a creare una nuova identità, al punto che fino a qualche tempo fa la danza si insegnava a scuola. E - cosa piuttosto insolita nelle danze popolari – molte coreografie appartengono ad autori ben precisi. “Oggi si conta un vasto numero di coreografie (più di settemila) che si danzano su altrettanti brani musicali (soprattutto israeliani, ma anche dell’Europa dell’est, arabi, greci, turchi, latino americani e così via) – rileva Sara -. Di ogni coreografia si conosce l’autore e l’anno della creazione. I coreografi si sfidano annualmente in una competizione che si tiene in Galilea durante il Festival di Karmiel; in questa occasione viene eletta la danza migliore dell’anno e si può godere degli spettacoli di gruppi di danzatori israeliani e provenienti dall’estero”.
E’ un po’ come se la creatività contemporanea si appoggiasse su una base antica e solida. “La maggior parte delle coreografie – spiega l’esperta - sono in cerchio, che è la formazione tradizionale per eccellenza, simbolo dell’uguaglianza fra i danzatori. Nelle danze più moderne si tende a ballare senza presa, mentre in quelle più tradizionali i danzatori si tengono per mano. Nonostante le tante coreografie, ci sono passi tipici ricorrenti: il mayim, che consente lo spostamento laterale incrociando i passi, lo yemenita che si esegue sul posto e si basa sul cambio di peso da un piede all’altro e il successivo incrocio di uno davanti all’altro, il circassiano che si esegue anch’esso sul posto ma di solito comincia con un incrocio e termina con uno spostamento del peso da un piede all’altro, la debka che permette l’avanzamento appoggiando prima il tacco, risollevando il piede e riappoggiandolo poi completamente a terra. Spesso questi passi tipici sono inseriti in sequenze dove si trovano giri e controgiri, salti, balzi, passi composti: Si danza sulla circonferenza con il fronte rivolto al centro e/o all’esterno, e/o in direzione oraria e antioraria; se ci si sposta dalla circonferenza al centro, quasi sempre si ritorna nella posizione iniziale nell’ultima parte della danza. Non mancano le danze in formazione diversa, come quella ‘in linea’ (sono la minoranza) e quelle a coppie o a trii (più rare) disposti comunque sempre in cerchio”.
Le influenze che arricchiscono le danze ebraiche. Dal mondo arabo al pop
A rendere ancora più vari questi balli tradizionali non sono solo i numererosi coreografi che vi si cimentano, ma anche e soprattutto le diverse influenze culturali. ”Se è vero che ogni danza è frutto della creatività del singolo coreografo, è anche vero che l’ispirazione e le scelte coreografiche si collocano all’interno di un quadro vincolato di possibilità – conferma Sara. "I filoni più comuni differenziati per musica e stile sono:
- il filone biblico (molte danze si eseguono su canti di Salmi e di altri testi biblici), religioso (i canti sono preghiere le cui fonti non sono bibliche) spesso connesso alle feste;
- il filone yemenita, che prende spunto dalle danze delle comunità di ebrei yemeniti che vivono in Israele o all’estero;
- il filone sefardita, che nasce dalle comunità discendenti da coloro che abitavano in Spagna prima dell’espulsione del 1492, e che si sono poi stabiliti nei paesi mediterranei;
- il filone chassidico, che è caratterizzato da una particolare gestualità tipica degli appartenenti a questa corrente mistica dell’ebraismo originaria dell’Est Europa;
- il filone arabo che si apre al dialogo artistico con la componente non ebrea che vive in Israele;
- il filone dei pionieri di cui fanno parte le danze create intorno all’anno della formazione dello stato di Israele e tra le quali domina il genere Hora, importato dagli ebrei che abitavano in Romania; questo tipo di danza ha avuto molto successo perché rappresentava bene lo spirito di gruppo;
- il filone moderno, che comprende le danze eseguite su musiche di ogni tipo con canzoni che parlano di amori di coppie, di vita quotidiana, di guerra, di amicizia. Spetta al danzatore – conclude l’insegnante - decidere se danzare per il puro divertimento, se fare attenzione al testo su cui danza e lasciarsi trasportare dall’emozione che questo suscita, se attenersi alla gestualità stabilita dal coreografo, se aggiungere delle note personali, se aggiornarsi continuamente sulle nuove coreografie, se crearsi un patrimonio personale di danze appartenenti solo ad uno specifico filone. Tutto è possibile”.
Attualmente la Hora è considerata la più tipica danza tradizionale israeliana, molto conosciuta perché fu danzata per le strade durante i festeggiamenti per la nascita dello Stato. Gli israeliani amano molto le danze popolari, alle quali dedicano serate con la partecipazione anche di turisti e visitatori.
Viaggio in Israele...non solo Gerusalemme..
Gerusalemme, la capitale, rimane una città tutta da scoprire o riscoprire, ma in Israele c’è anche altro: per esempio Tel Aviv con la sua vita notturna, il Mar Morto con le sue spa, o anche Eilat, per chi vuole conoscere il Mar Rosso israeliano.
Tutto il fascino della tradizione si può assaporare nella Città Vecchia di Gerusalemme, circondata da un muro e divisa in 4 quartieri: ebraico, armeno, cristiano e musulmano. Tra le sue mura vi sono i luoghi significativi delle tre maggiori religioni del mondo: il Muro Occidentale, sacro agli ebrei, la chiesa del Santo Sepolcro e la Cupola della Roccia sul Tempio del Monte. Milioni di pellegrini e turisti visitano la piazza del Muro Occidentale, situata ai piedi di ciò che rimane del Sacro Tempio, offrendo le loro preghiere e scrivendo i loro desideri su foglietti che infilano nelle fessure del muro. Intorno, altri luoghi considerati sacri dagli ebrei: le labirintiche Gallerie sotterranee del Muro Occidentale, il Davidson Center, situato nel parco archeologico di Gerusalemme, il quartiere ebraico con le rovine romane di Cardo e la maestosa Cittadella di Davide. A sud della Città Vecchia si trova la Città di Davide, dalla quale si sviluppò l’antica Gerusalemme cananea e israelita, un luogo carico di suggestioni. La Città Vecchia è anche ricca di interessanti mercati e di ristoranti etnici che si animano di sera. E quanto ad animazione, Tel Aviv non ha niente da invidiare alla capitale. “La città che non si ferma mai” è il primo centro moderno costruito in Israele, il cuore dell’economia nazionale e la più ricca di eventi artistici e culturali, festival, intrattenimenti vari, con un’attivissima vita notturna.
Lungo la strada che collega il Mar Morto con Eilat ci sono alcuni tra i luoghi più interessanti della parte meridionale di Israele, come le valli di Uvda e di Arava, con bellissimi panorami e la riserva naturale delle montagne di Eilat, con canyon e insolite formazioni geologiche. Da qui si può scendere fino alla cittadina turistica, unico sbocco israeliano sul Mar Rosso, all’estremo sud del Paese. Grazie alla sua barriera corallina, Eilat è un ottima destinazione anche per le immersioni subacquee.
Info: www.goisrael.it
Per chi vuole imparare le danze ebraiche in Italia
L’associazione italiana Terra di Danza, attiva nelle province di Parma, Reggio Emilia, Modena e Milano- al timone della scuola Carla Padovani, direzione artistica e responsabile organizzativa, e Antonio Tinti, direttore artistico e coreografo- si distingue per l’attenzione all’aspetto culturale della danza ebraica, avvalendosi della collaborazione di Elena Lea Bartolini De Angeli che ha pubblicato interessanti testi su questo tema: Come sono belli i passi… La danza nella tradizione ebraica (edizione Ancora, 2000) e Danza ebraica o danza israeliana? La danza popolare nel farsi dell’identità del paese (Effatà editrice, 2012).
I prossimi appuntamenti sono:
10 Marzo 2013: stage di danza biblica nella tradizione ebraica con Elena Lea Bartolini De Angeli e Carla Padovani
19-20-21 Aprile 2013: stage con Rafi Ziv a Tabiano Terme (PR)
21-22-23-24-25 Agosto 2013: 22° Seminario di danza e cultura ebraica con Bonny Piha, Marie Odile Houver, Carla Padovani e lo staff di Terra di Danza.
Info: www.terradidanza.it