Moutya, la sensuale danza delle Seychelles, è entrata a far parte del patrimonio immateriale culturale dell’Unesco come tesoro da salvaguardare. I lavori per la preparazione del dossier di nomina sono partiti nel 2015. Fare un viaggio in questo arcipelago di 115 isole perse nell’Oceano Indiano non significa solo immergersi nel mare tanto blu da togliere il fiato o rilassarsi sulle splendide spiagge bianche all’ombra di una palma, ma anche entrare in contatto e vivere con una cultura molto ricca e diversificata e che ama e conserva le sue tradizioni. La fusione dei diversi popoli -popoli africani, arabi, europei e indiani- hanno dato vita alla cultura creola.
La danza tradizionale di un paese è e resta un valore. La Moutya è entrata nella lista del Patrimonio Unesco: questa forma di danza creata dagli schiavi africani e portata alle Seychelles nel XVIII secolo, era tra le numerose candidature di una lista di 48 che il gruppo di valutazione dell'Unesco, composto da esperti, aveva raccomandato al comitato intergovernativo per l'iscrizione nella lista. La decisione è arrivata la scorsa settimana e l'Unesco ha annunciato la notizia su Twitter.
Il governo delle Seychelles aveva presentato per la prima volta la "moutya" all'Unesco nel 2019, che inizialmente la aveva respinta adducendo la mancanza di informazioni. I lavori per stabilire misure di salvaguardia per la tradizionale danza "moutya" delle Seychelles sono iniziati nel 2015 con la preparazione di un dossier di nomina per la sua iscrizione nella lista Unesco. Il 30 agosto 2020, alcuni distretti di Mahé, Praslin e La Digue hanno ospitato un'ora di 'moutya', per commemorare il secondo anniversario dell'abrogazione del regolamento che vietava la percussione dei tamburi a Victoria e altre località come Mahé, Praslin e La Digue dopo le 21:00. Un ulteriore gesto per valorizzare la 'moutya' come un elemento da inserire nel Patrimonio Unesco.
Originariamente eseguita intorno ad un falò, nel buio della foresta nel cuore della notte, la “Moutya” era un'espressione di resistenza, che permetteva alle persone schiavizzate di condividere la loro sofferenza e cantare le difficoltà che dovevano affrontare, lontano dai loro padroni. I loro strumenti erano di base tamburi di pelle di capra, noci di cocco, triangoli di metallo, pentole e utensili da cucina e la coreografia era semplice e sensuale. In primo luogo, i tamburi, i principali strumenti utilizzati , vengono riscaldati su un fuoco, prima che i tamburini diano il ritmo e gli uomini tra la folla indichino vari temi, di solito temi sociali, a cui le ballerine rispondono con toni acuti. Gli uomini e le donne iniziano a ballare a un ritmo moderato che include l'ondeggiamento delle anche e lo scalpiccio dei piedi. I ballerini si avvicinano, ma non si toccano fisicamente, gli uomini allungano le braccia mentre le donne arruffano e agitano le gonne colorate in risposta. La 'Moutya' fu portata alle Seychelles dagli schiavi africani che arrivarono con i coloni francesi all'inizio del XVIII secolo. Erano soliti praticare questa danza di notte nella foresta, a distanza dalla casa della piantagione dove vivevano i loro padroni. Storicamente, "moutya" era un conforto psicologico contro le difficoltà e la povertà e un mezzo per resistere alla servitù e all'ingiustizia sociale. "Moutya" continua ad essere una forma di espressione dell'identità culturale mantenendo la sua forma di danza tradizionale. Di solito viene eseguita spontaneamente all'interno della comunità, così come in occasione di incontri sociali ed eventi culturali. Viene trasmessa in modo informale attraverso l'esecuzione, l'osservazione e l'imitazione e formalmente attraverso la ricerca, la documentazione e la divulgazione.
La musica e la danza sono tratti fondamentali della cultura creola che testimoniano i ritmi africani: la Moutya e la Sega, che appartiene più a Mauritus ed entrrata nella lista Unesco nel 2015, sono ancora oggi le danze più popolari, lente e quasi erotiche. Al patrimonio creolo si aggiungomo anche danze di influenza europea come il Kamtole , accompagnata da banjo, fisarmonica, violino e triangolo, che ricorda i Reel scozzesi, e la Kontredanse, dagli intricati movimenti, che ha le sue origini nella corte francese ed è ballato al suono di banjo e triangolo, agli ordini di un ‘Komander’ che comanda le figure da eseguire.
La cultura creola
La danza si affianca a una ricchezza culturale molto varia che esprime l'arcipelago. Basta scendere dall’aereo per essere travolti dall’atmosfera unica, festosa e colorata tipica di questo paese. Qui vive un solo popolo ma tante etnie diverse e sono proprio la popolazione, la cultura e le usanze ad arricchire l’esperienza di una vacanza alle Seychelles dove risuona l'armonia di un cocktail di razze: popoli africani, arabi, europei e indiani. Proprio questo miscuglio di razze ha creato la cultura Creola, una cultura piena di vitalità, di colori e fatta di mille sfaccettature diverse. La popolazione delle Seychelles è calorosa e rassicurante sempre pronta ad accogliere i turisti con il sorriso, con l’allegria che li contraddistingue e con un infinito entusiasmo. La religione, la musica, la lingua, l’architettura, il modo di vivere sono il risultato della mescolanza dei popoli che hanno vissuto qui nel corso degli anni: dalla dominazione francese le isole hanno ereditato il Cattolicesimo che oggi è la religione che prevale nel paese. Nonostante sia ben radicato il Cristianesimo vivono ancora forti le antiche credenze esoteriche, ereditate dagli schiavi africani. Sebbene la stregoneria sia illegale dal 1958, ci sono alcune persone che si affidano ai ‘bonhomme de bois ’ che curano la gente con piante naturali al posto delle medicine. Oltre alla religione, anche la lingua è stata ereditata dai francesi, dopo il creolo e l’inglese, il francese è quella più diffusa.Una fantastica miscela la si ritrova nella cucina ....francese, cinese, indiana ed africana. Anche l’architettura risente della contaminazione di culture diverse, passeggiare per le vie di Victoria, Praslin o La Digue , infatti, è come fare un incredibile viaggio nella storia.
Un soggiorno in pieno stile Seychelles inizia dalla capitale Victoria e dal Museo Nazionale, aperto nel 1965, custode della cultura creola. Oltre duecento anni di storia da rivivere attraverso manufatti, documenti e installazioni multimediali. Si possono ammirare le prime sculture e gli strumenti musicali tradizionali tra cui i tamburi moutia, ma anche numerosi oggetti di uso comune come borse e cappelli di rafia, divenuti celebri in tutto il mondo. In una delle gallerie del museo ad esempio sono esposte le tipiche acconciature indossate dalle donne in diverse epoche durante occasioni speciali o ancora i giochi tradizionali, alcuni dei quali sono stati tramandati alle nuove generazioni. Un altro elemento che contraddistingue la cultura creola è la maestria nel portare in tavola sapori e aromi particolari: in esposizione molti strumenti utilizzati in passato per creare un mix perfetto tra spezie e ingredienti freschi. Tra questi anche la tradizionale "marmit",una pentola in ghisa che si trova in ogni casa. Immancabile protagonista di molte ricette è poi il pesce fresco: il museo custodisce la lunga tradizione della pesca, rappresentata in un murales che raffigura i pescatori sulle tradizionali barche in legno. Raccontate ,inoltre, proprietà benefiche e curative di molte piante disseminate nelle isole.
..e poi il paradiso
Soffice sabbia bianca e un mare cristallino. Un luogo esclusivo dove la natura regna sovrana tra spiagge incorniciate da massi di granito rosa e coralli dai mille colori. Queste isole sono la meta ideale per chi è in cerca di relax, ma anche per chi sogna invece un soggiorno all’insegna dell’avventura e dello sport. Tra le le tappe fondamentali da inserire l'Isola Mahé . Qui si trova Victoria, la capitale dello Stato delle Seychelles: una delle città più vive e sorprendenti, dove immergersi totalmente nella cultura dei seychellesi. Imperdibile il “Sir Selwyn Selwyn Clarke Market”, uno dei luoghi più animati e caratteristici della capitale, ideale per comprare souvenirs originali nelle boutiques di artigianato e rifornirsi di frutta, verdure, pesce fresco e spezie. Tutti ingredienti tipici di piatti della tradizione che vale la pena gustare a “La Plaine St. Andre”, un eccellente ristorante situato all’interno di un’ex casa coloniale ristrutturata, risalente al 1792. Qui gli ospiti, oltre a scoprire le rivisitazioni contemporanee della tradizionale cucina popolare creola, possono concedersi un assaggio di rum, visitando la vicina distilleria “Trois Freres”. Nell’isola di Mahé, si trova anche il giardino “Du Roi Spice Garden” dove crescono spezie di ogni tipo (vaniglia, citronella, cannella, pepe) e piante endemiche medicinali.
Degna di nota, infine, l’isola di St. Anne, situata a soli 20 minuti di barca da Mahé: qui nel 1770 sorse il primo insediamento delle Seychelles, poi col tempo si trasformò in un porto per baleniere e in una base militare durante la seconda guerra mondiale. A St. Anne si trova il Parco Marino Nazionale che ha una delle più vaste aree coralline, popolata dalle tartarughe marine e dai delfini.
Praslin è conosciuta per la sua famosa Vallée de Mai, dichiarata patrimonio mondiale dell’UNESCO: i primi esploratori una volta raggiunta la costa credettero di aver trovato il Giardino dell’Eden. La Vallée, dove crescono sei specie di palme endemiche e numerosi alberi esotici, è l’ultima dimora dell’unico e raro pappagallino nero, specie in pericolo d’estinzione. Gioiello raro e unico è poi la foresta di ammaliante bellezza che conta 6000 palme di Coco-de-mer: un tempo si credeva fosse il famoso frutto proibito di cui si nutrì Eva, dal momento che questo grande seme cresce solo in queste isole. A Praslin si trova poi Anse Lazio, una delle dieci spiagge più belle al mondo, incorniciata da massi di granito rosa e un mare cristallino. Altra meta imperdibile è St. Pierre, una delle isolette che costellano la baia della Côte d'Or a Praslin, riconoscibile per il profilo granitico, punteggiato di eleganti palme. Negli anni è diventata il tratto distintivo delle Seychelles, apparendo in numerose campagne pubblicitarie. St. Pierre è il luogo ideale per il nuoto, lo snorkeling e per chiunque voglia godersi dei tramonti spettacolari. Poco distante da Praslin si trova anche Cousin Island, un magnifico esempio di sito eco-turistico ed una delle prime isole granitiche al mondo ad essere dichiarata interamente riserva naturale. Mentre sul versante nord ovest di Praslin si trova invece Curieuse Island, un’altra riserva naturale conosciuta un tempo col nome di “Ile Rouge” per via della sua terra rossa. L’isola fu probabilmente ribattezzata così in onore dell’esploratore Marion Dufresne che visitò Praslin nel 1768 sulla nave “Curieuse”. Un tempo le sue coste ospitarono una colonia di lebbrosi, mentre oggi è la sede di un allevamento di tartarughe giganti che vagano libere e luogo di nidificazione per le tartarughe marine.
Sull'isola La Digue trova “Anse Source d'Argent”, la spiaggia più fotografata al mondo. Ad accogliere i turisti c’è una candida sabbia morbida e una distesa di acqua azzurra, poco profonda e protetta dalla barriera corallina che rende la spiaggia ideale per i bambini. Per accedere a questo piccolo paradiso terrestre, molto amato da fotografi e registi, bisogna entrare nell’Union Estate, una proprietà dove è ancora oggi presente il forno (‘kalorifer’) per la produzione della copra e il mulino per estrarre l’olio di cocco. Si consiglia una passeggiata attorno alla maestosa dimora padronale, incorniciata da giganteschi massi di granito, e un’escursione per osservare da vicino le tartarughe giganti. Sulla proprietà si trovano anche il cimitero dei primi abitanti dell’isola e alcune coltivazioni tipiche, come quella della vaniglia.