Le danze indiane vantano una tradizione antichissima e strettamente legata alla devozione e religiosità: lo rivela la forza dell’espressione di tutto il corpo. E come racconta il mito il ballo fu un dono del creatore agli uomini… Stili sacri e classici, folk e bollywood raccontano l’anima di questo grande paese che ha attratto viaggiatori da sempre alla ricerca di una esperienza di vita
di Ester Ippolito
"Hai fatto prigioniero il mio cuore
nelle infinite reti
della tua musica".
Tagore
L’idea di un viaggio in India porta con sé, nell’immediato, l’immagine di una
miriade di colori, palazzi da favola che si specchiano nell’acqua, miti e leggende,
devozione e spiritualità quale patria del Buddismo, la genuinità dell’essere attraverso pratiche naturali come yoga, naturopatia e Ayurveda. Ma, oggi, l’India è un paese dall’economia emergente, ma anche un paese di diseredati e di forti contrasti, una destinazione turistica di grande valore con città dagli aspetti affascinanti a cominciare da Delhi, Agra e Jaipur (triangolo d’oro), il Punjab, nel nord, con il suo magnifico Tempio d’oro, la natura e vastità dei paesaggi verso l’Himalaya, Goa con le sue palme e spiagge, Calcutta, la capitale culturale, Orissa, il Kerala e i suoi verdi paesaggi, l’Uttar Pradesh e i suoi siti Patrimonio mondiale. Per questo andare in India rappresenta qualcosa di più di un semplice viaggio o vacanza: un’esperienza vera, per alcuni “quella che ti può cambiare la vita”. Un grande paese affacciato sul futuro che protegge fortemente le sue tradizioni culturali più vive: tra queste la danza, che occupa un posto e un valore altissimo quale espressione massima della spiritualità indiana, forma primordiale della devozione e religiosità del suo popolo. La danza indiana, caratterizzata dall’espressività di tutto il corpo, dal simbolismo delle mani e delle dita (i Mudra), dalla mimica, dal ritmo e da una estrema eleganza, ha radici antichissime che risalgono a 4000 anni fa, ed è considerata dagli antropologi una delle danze madri del nostro mondo accanto a quella egiziana, cinese e greca. E’ strettamente legata allo spirito religioso: le fanciulle ballavano nei templi (danze vediche) per comunicare con la divinità, e secondo il mito è stato proprio il creatore Brahma a donare la danza agli uomini chiedendo loro di rispettare regole precise. Da qui gesti ed espressioni convenzionali, che spesso sfuggono allo spettatore occidentale nei loro veri significati, ma che rimane comunque attratto e ipnotizzato dalla delicatezza e gentilezza delle movenze, dalle sfumature dei colori delle vesti, dal fruscio delle sete e dal tintinnare dei gioielli, dalla dolce musica di accompagnamento (sitar).
Raffinatezza e spiritualità
Maya Devi, insegnante e danzatrice di danze indiane e Bollywood, e unica insegnante in Italia delle danze del Rajastan e danze gipsy, fondatrice e direttrice di Mudrarte, presentando in sintesi le danze indiane racconta come “in India la danza sacra abbia un aspetto particolarmente raffinato che ricorda il movimento degli dei raffiguranti nelle sculture rupestri dei templi…. 2000 anni fa Bharata Mui scrisse il trattato Natya Shastra che prevede una elaborata guida alla danza sacra indiana ,le cui regole ancor oggi sono seguite. Si dice che quando la danza sacra è eseguita nel modo appropriato, le entità divine si palesano sul palco e la coscienza umana si innalza dalla dimensione mondana a quella celestiale. Nella pratica della danza - continua- è richiesto al danzatore di impiegare in modo disciplinato tutto il suo corpo, coordinando in modo preciso il battito dei piedi, i gesti delle mani, delle braccia, della testa, degli occhi e delle sopracciglia…. La danza è un antico rituale che conduce alle radici dell’essere, una pratica di auto guarigione a beneficio dell’umanità intera”.
Mille danze, mille ritmi, dal classico alle danze folk del Rajasthan
Nell’VIII secolo i templi si aprirono e la danza si trasferì nelle corti con ambizioni più spettacolari ma con una continuità di temi da quelli religiosi a quelli storici a
contenuti legati alla vita quotidiana dei villaggi, alla ruralità, con differenze
stilistiche a seconda delle zone di provenienza dei balli. Ed è proprio da questo
periodo che viene fatta datare una classificazione dei balli classici più importanti del paese.Tra questi il Bharatnatyam,una delle danze più antiche originaria del sud del paese tradizionalmente associato al Natya-Shastra; l’ Odissi, proveniente dall’Orissa, caratterizzato da movimenti circolari, e il Kathakali, danza originaria del Kerala, antica pantomima classica eseguita con maschere ed ispirata ai temi dei poemi epici indiani (Ramayana e Mahabharata). E ancora il Kathak, del nord dell’India, con uno stile molto ritmico, e Kuchipudi, Mohiniattam, Manjpuri. Di grande interesse i balli folk del Rajasthan, di cui Maya Devi è l’unica insegnante nel nostro paese e portavoce del valore culturale delle danze gipsy, il cui lungo cammino originò circa 600 anni fa proprio dall’India, e della cui complessità culturale è stata testimone la prima edizione del Nomad Dance Festival a Milano a fine ottobre. Tra le danze gipsy del Rajasthan, la Kalbelia, originaria della comunità degli incantatori di serpenti del deserto del Thar che presenta giri vorticosi, movimenti sensuali che ricordano quelli dei serpenti, ondeggiamento dei fianchi e un grande gesticolare di braccia e mani e gonne ampie con disegni etnici per le danzatrici. La danza Ghoomar è invece originaria delle tribù Bhiled. Il ballo viene eseguito da gruppi di donne dalle grandi gonne, veli colorati sul volto, movimenti a cerchio, una grande libertà da schemi e l’abbandono al ritmo vorticoso della musica.
Ballo e Indipendenza. Magia, colore ed energia nella Bollywood Dance
Con la colonizzazione britannica la danza fu bandita e nel 900, solo grazie ad
artisti e protagonisti della cultura impegnati nella lotta per l’Indipendenza (fra
questi anche il poeta Tagore che si espresse anche in produzioni di teatro, danza e musica e di cui ricorre quest’anno, 2011, il 150° anniversario della nascita), questa disciplina è stata mantenuta e diffusa, valorizzandone il ruolo centrale nella cultura indiana. Ed è da questa forza e vitalità arrivata fresca fino ad oggi che ha preso il via la versione Bollywood, ormai di valore internazionale, cresciuta e diffusa grazie allo sviluppo dell’industria cinematografica di Bombay dove la danza rappresenta un ingrediente centrale all’interno dei film che offrono da un lato grandi storie d’amore che culminano in matrimoni ricchi di danze e colori, e dall’altro anche uno spaccato sulla società indiana di oggi. Colore, magia e movimento sono i richiami immediati della Bollywood dance, oggetto di corsi di ballo accanto agli stili classici e tema centrale di un vero e proprio spettacolo, Bollywood Show, che ha girato in tutto il mondo comunicando il ritmo e l’eleganza di questo paese. "Bollywood - afferma Maya Devi - è una danza di fusione fra diversi stili East & West, includendo danze indiane
classiche, folk dal Rajasthan al Punjab (Bhangra), con spunti dalla danza orientale o dal flamenco, arrivando fino alle contaminazioni con la musica pop. E’ quindi un modo per far conoscere al mondo intero che la ricchezza sta proprio nel riuscire ad unire le varie forme di espressione artistica di ogni paese”. Ed è proprio con uno spettacolo di Bollywood Dance che Maya Devi e la sua compagnia di ballo hanno aperto (2 dicembre) a Firenze il Festival del film indiano Florence Indian Film Festival (River to River), undicesima edizione, una rassegna colta di film indiani e sull’India che quest’anno ha ricordato il premio Nobel Tagore.
(Si ringrazia Maya Devi e Mudrarte per la collaborazione)
www.indiatourismmilan.com; www.mudramilano.com; www.nomadedancefest.com
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