Culla di ogni forma di conoscenza e di arte nell’antichità, la Grecia di oggi ha ancora molto da dire in materia di danze popolari. Questo paese, storicamente legato al nostro, sarebbe davvero inimmaginabile senza musica e balli tradizionali. Il panorama è variegato, ma sempre dominato dalla tendenza alla socializzazione, dal piacere di sentirsi parte di un gruppo: caratteristica che fa pensare ai tempi lontani in cui nacque la democrazia! Così la vede Andrea Pelliccia Ganotakis, esperto e promotore delle danze greche (con la sua scuola Opa Opa), che ci accompagna alla scoperta di questo universo molto ricco
di Livia Rocco
La musica greca è tra le più inconfondibili e tipiche, ma dai balli tradizionali che le accompagnano – in alcuni casi molto antichi – ci arriva soprattutto un messaggio di apertura verso gli altri, come fa notare Andrea Pelliccia Ganotakis. In molti casi i danzatori eseguono i passi (spostandosi sia lateralmente che avanti e indietro) tenendo le mani non solo sulla spalla del vicino, ma addirittura le braccia intrecciate le une con le altre: una 'presa' molto significativa!
Il panorama delle danze greche è molto vario e ogni luogo ha le sue danze caratteristiche. Ma si possono individuare alcune tipologie di ballo che valgono per tutto il paese?
Essendo danze popolari, non è facile categorizzarle perché sfuggono a classificazioni dai confini rigidi e netti. Ma si possono individuare alcuni criteri e caratteristiche che le accomunano. Ad esempio, una prima distinzione potrebbe essere tra danze di tipo rebètiko (urbano) e quelle appartenenti al genere dimotikò (rurale-contadino). Ancora, ci possono essere danze di tipo syrtòs – trascinate - e pidixtòs -saltellate -. Le danze syrtòs sono circolari, e abbiamo un’epigrafe del I secolo d.C. rinvenuta in Beozia che testimonia l’esistenza del Syrtos; questo ci fa capire da quanto tempo si eseguono queste danze, anche se non sappiamo esattamente quali fossero anticamente i passi. Altre distinzioni possono riguardare la conformazione del gruppo (circolare, linea retta, a coppia, individuale), e il tipo di presa: per mano, spalla, incrociata. Poi ci sono danze maschili e femminili, danze in base all’abbigliamento utilizzato e così via. Tutto ciò dimostra quanto sia eterogeneo e vasto il mondo delle danze tradizionali elleniche.
Quali caratteristiche accomunano tutte le danze greche?
Come dicevo prima, non è facile individuare categorie rigide, anche perché i confini sono labili e alcune danze possono rientrare in diversi generi. Ad esempio, danze come il hasapiko o lo zeibekiko in realtà pre-esistono alla nascita del genere rebètiko; sono danze che risalgono alla notte dei tempi! Basti pensare che, riguardo al hasàpikos, abbiamo aneddoti storici risalenti all’epoca di Alessandro Magno ed alcune fonti descrivono questa danza nel periodo bizantino.
La bellezza di queste danze, secondo me, si può trovare a livello sociale. Sono danze “estroverse”, sempre aperte all’esterno, che si nutrono dell’altro. In tutti questi anni di insegnamento, una delle cose che gli allievi sottolineano e che mi riempie di gioia, è che scoprono in queste danze l’elemento dell’inclusione e lo spirito “democratico”. Il solo fatto che quasi tutte le danze siano caratterizzate dal cerchio aperto e mai chiuso, indica come siano in funzione della collettività. Il singolo individuo scompare nel gruppo e si arricchisce con esso. In un’epoca contrassegnata da un forte individualismo, credo che questo sia socialmente importante.
Esistono singole danze diffuse in tutta la Grecia?
Sì, alcune sono panelleniche, ossia si ritrovano un po’ ovunque in Grecia, come il kalamatianòs, ballo circolare di tipo syrtos. Pur prendendo il nome da Kalamata, una città del Peloponneso, questa danza viene ballata sia nella Grecia continentale che nelle isole, senza dimenticare tutti i paesi dove sono presenti comunità elleniche.
Non possiamo non citare il Syrtaki di Mikis Theodorakis; secondo te è vero che - pur essendo moderno - è riuscito a fondere in un solo ballo e in un unico brano musicale molti caratteri distintivi delle danze greche?
Purtroppo l’unica danza che è entrata nell’immaginario collettivo all’estero è proprio il syrtaki. Una delle prime domande che si fa a chi insegna le danze tradizionali greche fuori dai confini ellenici è proprio: “allora insegni il syrtaki?”, ignorando tutto il resto. Il Syrtaki, diffusosi soprattutto dopo il film 'Zorba il greco' di Michael Cacoyannis nel 1964 sulle splendide note di Theodorakis, è una danza inventata, che con il tempo si è commercializzata. Tuttavia, al suo interno ha due danze tradizionali che sono il Hasapikos e il Hasaposervikos (quest’ultimo con passi più rapidi e 'saltellati'), anche se queste vengono modificate e combinate. Comunque, non sono così critico e non condanno il Syrtaki. Credo che le danze “viaggino” nel tempo e nello spazio e che la tradizione si rinnovi sempre, non è mai statica. Ma secondo me, oltre ai passi, è importante conoscere la storia, i contesti socio-culturali e le dinamiche morfologiche delle danze.
Se dovessi scegliere i luoghi più rappresentativi della Grecia per quanto riguarda le danze tradizionali, quali indicheresti?
In ogni angolo della Grecia si balla ed ogni regione ha le sue danze ricche di significato, ciascuna con la sua storia. In quanto figlio della diaspora greca, mi piace molto osservare come le danze vengano trasmesse e sopravvivono per generazioni, in Europa (Italia inclusa), Stati Uniti o Australia. L’importanza attribuita alle danze è anche soggettiva; io, per esempio, sono molto legato alle danze isolane, in particolare a quelle dell’isola di Rodi: Soùsta, Kritikòs, Issos, conosciute anche nelle altre isole del Dodecanneso.
Storia e natura, sempre insieme
Per noi occidentali la Grecia è quasi sinonimo di bellezza, come le statue, i teatri e i templi dell'età classica, o come il colore turchese del mare che bagna certe isole dell’Egeo. Forse il nostro stesso concetto di bellezza e di armonia è nato proprio su questa terra, dove la presenza della storia si affianca sempre a quella della natura.
Chi cerca testimonianze archeologiche e tracce dell'epoca bizantina ne trova ovunque, e non solo sull'Acropoli di Atene, o nei siti universalmente noti come Olimpia, Delfi, Micene, oppure nei monasteri del Monte Athos, o ancora a Creta, fulcro di una delle più antiche civiltà d'Europa. La storia ha qualcosa da dire anche nei luoghi più remoti, dove ci si aspetta che il mare sia il protagonista assoluto della scena. Per esempio a Kos (Coo), una delle isole del Dodecanneso più vicine alla Turchia, ricca di spiagge dall’acqua cristallina. Qui, proprio qui, nacque Ippocrate, il ‘padre della medicina’, e sull’isola non mancano i luoghi legati alla sua figura. Primo fra tutti l'Asclepeion, ovvero il tempio dedicato ad Asclepio, dio greco della medicina, alle pendici del monte che domina l’isola. E Ippocrate esercitò la sua ars medica nei locali sotto il tempio, destinati a nosocomio, oltre che a luogo di studio della medicina. Nel centro storico del capoluogo, poi, c’è il Platano di Ippocrate, considerato l’albero più antico d’Europa, dove il padre della medicina passava il suo tempo a studiare. Sempre al centro del capoluogo, i resti dell’antica agorà.
Non meno interessanti le testimonanze dell’epoca medievale di Kos, grazie al bellissimo Castello di Neratzia, la fortezza medievale (ammodernata nel Rinascimento) posta all'ingresso del porto della cittadina capoluogo. Tutta da scoprire la fortezza bizantina di Antimachia, lontana da ogni centro abitato, che quasi si confonde con le colline.
E forse non tutti sanno che dopo essere stata conquistata, nel corso della storia, dai veneziani, dall’impero ottomano (4 secoli) e dagli italiani (1912), l’isola di Kos è diventata ufficialmente greca solo nel 1948. Il 3 ottobre 1943, quando era ancora ‘italiana’ , l'isola fu invasa dalle truppe tedesche, che il 6 ottobre 1943 uccisero 103 soldati italiani. Subito dopo la guerra, Kos divenne un protettorato britannico fino al 1948, anno in cui passò sotto la sovranità greca.
Oggi che quest’isola è meta di vacanze, qualcosa di inglese c’è ancora: i tanti turisti britannici innamorati dello splendido mare, e i sudditi della regina che non hanno resistito al suo richiamo e si sono trasferiti qui per sempre.