Si prova un senso di potenza impressionante assistendo ad una esibizione di Haka, la danza tipica dei Maori neozelandesi, adottata per la sua originale intensità come “grido di battaglia” dalla squadra nazionale di rugby All Blacks, e divenuta simbolo dell'identità di un'etnia. Sebbene debba la sua popolarità allo sport, la Haka viene ancora insegnata dagli anziani ai bambini, perchè rimanga espressione della cultura del popolo maori
di Livia Rocco
Perfino la pubblicità non ha resistito all’incredibile suggestione della Haka, la danza tipica dei Maori neozelandesi, adottata per la sua originale intensità come “grido di battaglia” dalla squadra nazionale neozelandese di rugby degli All Blacks. Considerata di solito una danza di guerra, la Haka è in realtà l'espressione disciplinata ma emozionante di uno stato d'animo durante riti, feste o celebrazioni.
“Haka” significa infatti “accendere il respiro”, da Ha (soffio) e Ka (infiammare), ed è una danza eseguita per impressionare, o comunque comunicare con forza la propria aggressività. La lingua fuori, i denti serrati, gli occhi spalancati, i colpi al petto e sugli avambracci, sono tutti simboli di potenza e coraggio che si ricollegano allo spirito guerriero dei Maori.
La leggenda sulla nascita di questa danza racconta di un importante e ricco capo Maori, che per sfuggire a feroci assassini si nascose nel pozzo di un piccolo villaggio e con l'aiuto di una giovane coppia fece perdere le sue tracce. La coppia al principio tentò di convincere gli assassini che l'uomo non si trovava lì, e in quel momento questi, dal pozzo, sussurrava tra sé – in lingua maori - “Ka Mate, Ka Mate” (io muoio, io muoio); quando invece sentì che si erano allontanati urlò di gioia “Ka Ora, Ka Ora” (io vivo, io vivo).
Ripetè “Ka Mate, Ka Mate” quando li sentì tornare per la seconda volta, perchè non avevano creduto alle parole della giovane coppia, e “Ka Ora, Ka Ora”, quando invece ebbe la certezza che non sarebbero più tornati, e riuscì poi a risalire dal pozzo.
La versione della squadra nazionale di rugby
Resa celebre dalla più popolare versione della nazionale di rugby All Blacks, la Haka si suddivide in realtà in tre diversi stili. La “Ka Mate”, propria degli All Blacks e ripetuta sempre dopo gli inni nazionali per intimorire gli avversari, è un tipo di Haka molto corto, che non prevede l'uso di armi. La “Peruperu”, tipica danza di guerra, in cui vengono usate anche le armi, è caratterizzata da un gran salto a gambe piegate alla fine della danza. La “Kapa” o “Pango”, voluta dagli All Blacks per le occasioni speciali, è stata creata con un gruppo di esperti delle tradizioni dei Maori,per completare la “Ka Mate”. Fa esplicitamente riferimento agli All Blacks, quando parla di “guerrieri in nero con la felce argentata”, ed è considerata più aggressiva, con più accenni di sfida verso gli avversari. Il tono della danza nel rugby è sempre aggressivo, feroce, e la guida del gruppo è affidata al membro più anziano della squadra.
L' Haka venne usata per la prima volta in ambito sportivo durante il primo torneo estero della squadra neozelandese di rugby nel 1888, ma in quella versione i giocatori erano coperti da un mantello bianco, che lanciavano in aria alla fine della danza. La prima volta che la Haka venne utilizzata dalla nazionale di rugby fu invece nel 1905, quando venne coniato il termine “All Blacks". Prima della danza vera e propria, la 'guida' urla ai compagni un ritornello di incitamento; nel caso degli All Blacks questo ruolo spetta al giocatore di sangue maori più anziano (e non, come talvolta viene erroneamente riportato, al capitano della squadra). Le parole servono non solo ad incitare chi si appresta ad eseguire il ballo, ma anche a ricordare il comportamento da tenere nel corso della danza. Spesso il tono in cui viene urlato il ritornello, che è poi lo stesso tenuto nel corso di tutta l'esibizione, è aggressivo, feroce e brutale, destinato a caricare il gruppo ancora di più e a intimorire gli avversari.”
Una danza fondamentale per la cultura dei Maori
Sebbene al giorno d'oggi la Haka debba la propria popolarità allo sport, viene ancora insegnata dagli anziani ai bambini, tramandata per far sì che la sua notorietà in campo sportivo non offuschi lo spirito di questo popolo, e ne rimanga espressione di cultura. La preparazione all'arte della guerra iniziava, per i Maori, sin dall'infanzia, periodo in cui il futuro guerriero si formava fisicamente e mentalmente.
L'Haka è ancora adesso una delle espressioni fisiche insegnate per prime, poiché richiede grande allenamento ed una notevole preparazione fisica. L'energia che sprigiona è tale da sottoporre l'organismo a notevole stress e fluttuazioni di ossigeno, risultando pericolosa se eseguita male o fuori allenamento.
Gli elementi essenziali della Haka sono: Pukana, gli occhi dilatati, Whetero, la "linguaccia" in segno di sfida (viene fatta solo ad altri uomini), Ngangahu, simile alla Pukana, Potete, chiusura degli occhi in alcuni momenti della danza (fatto solo dalle donne).
In molti casi, durante la danza, oltre ai momenti in cui i partecipanti si muovono sincronizzati secondo alcuni passi tradizionali, viene lasciata libertà di interpretazione di testo e musica, dando vita ai momenti più originali ed eccitanti dell'intero rituale.
Nel 2012, il governo neozelandese ha riconosciuto alla tribù maori Ngati Toa la paternità di “Ka Mate”, la danza resa famosa in tutto il mondo dalla squadra nazionale di rugby. Chiunque voglia utilizzarla a fini commerciali deve riconoscerne la provenienza. Resta escluso l’uso a fini sportivi o a scopo educativo nelle scuole, che continua a essere libero. Una grande vittoria, soprattutto morale, per una cultura come quella maori, ampiamente saccheggiata - nel passato e nel presente - di simboli e danze per fini pubblicitari.
Paesaggi spettacolari e qualità della vita
Nel bel mezzo dell’Oceania, la Nuova Zelanda offre un mix tra le tradizioni tribali del popolo Maori e la modernità dei colonizzatori - prima gli australiani, poi gli immancabili europei - con una qualità della vita tra le migliori del mondo e un clima ideale. Formato da due isole principali nell’Oceano Pacifico, il Paese è dominato dai paesaggi marini, con città circondate da spiagge sterminate, incredibilmente fitte di barche a vela. Con tanto mare a disposizione, i neozelandesi non possono che essere grandi navigatori, e vantano il maggior numero di barche per abitante al mondo. Wellington, la capitale, è costruita su colline affacciate sul porto e sul golfo omonimo, all'estremo sud di North Island. Da Lambton Quay, di fronte al porto, si sale con il trenino a cremagliera fino ai giardini botanici, dove si gode di una vista panoramica che mette in luce l’aspetto rilassato di una città a misura d'uomo. Tra le curiosità, su Tinakori Road si possono ammirare bellissime ville in legno, e la casa dove nel 1888 nacque la scrittrice Katherine Mansfield. Anche nella capitale la vita sembra improntata al contatto con la natura, come in tutta la nazione; Wellington si può attraversare lungo i sentieri segnati sulle mappe, proprio come se si trattasse di un parco. Percorrendo Wakefield Street verso Oriental Bay si sale al Mount Victoria, attraversando un bosco, per arrivare sulla cima. Gli abitanti sono abituati all'attività sportiva all'aperto e alternano con gran disinvoltura lavoro, sport e intrattenimento; nel tardo pomeriggio si animano i locali per l'aperitivo, i negozi e i ristoranti che si concentrano attorno a Courtney Place e Blair Street. La sera è molto frequentata Cuba Street, dove vari locali propongono musica dal vivo.
Ma la porta d'accesso alla Nuova Zelanda è Auckland, che è anche la città più popolata. Qui, nel Museo Marittimo Nazionale, si può approfondire la storia del rapporto tra uomo e mare, vissuto sempre all'estremo; dalle canoe maori alle superbarche tecnologiche dell'America's Cup. Da Quay Street partono le barche per fare i giri del golfo di Hauraki, un piccolo paradiso alle porte della città formato da isole, spiagge e foreste protette da un parco marino. Sulla costa a nord di Auckland si estende l'incantevole Bay of Islands, chiamata così da James Cook, che la vide nel 1769, e la cittadina di Russell, gioiello di architettura coloniale. A nord si trova Cape Reinga, un promontorio spettacolare all'estremità settentrionale della Nuova Zelanda, dove l'Oceano Pacifico incontra il Mar di Tasman. La zona centrale di North Island, attorno a Rotorua, presenta invece paesaggi vulcanici, geyser e zone sulfuree, come quella di Waiotapu, dove i fanghi bollenti creano laghi dai colori sgargianti.
Arrivando via mare a South Island, l’altra isola principale della Nuova Zelanda, si è subito accolti dall'intricato sistema di fiordi della regione di Marlborough, un paradiso per gli amanti della vela. Qui si trova la cittadina di Nelson, vivace e graziosa, con un'antica presenza maori che risale al 1500; andando verso sud, questa è l'ultima vera città fino a Queenstown, la capitale degli sport estremi, circondata dai monti Remarkables. Da qui si possono fare escursioni nella natura più incontaminata della Nuova Zelanda, come quella del Fiordland National Park, del Westland National Park, del Mount Cook National Park, il monte più alto dell'Oceania con i suoi 3765 metri, e per chi cerca i ghiacciai c’è il Franz Josef Glacier, tra foreste, cascate e verdissime vallate.
Gli eventi non mancano: in marzo, ogni due anni, si tiene l' Auckland Arts Festival, con performance di teatro, musica, danza. A Wellington, invece, da febbraio a marzo, si tiene il New Zealand Fringe Festival, altro appuntamento con danza, teatro, musica e arti visive.