Un lungo viaggio a ritroso nella musica, nella vita e nei sentimenti : è questo il filo rosso del concerto di Shel Shapiro e la sua band ( 2 chitarre, un basso,una batteria e musicista alle tastiere) nella tappa romana (Piazza Bella Piazza, Terme di Caracalla), del tour Hamburg 1963, che sta toccando varie città italiane. Come suggerisce il titolo stesso, Shel torna indietro nel tempo ricordando gli inizi della sua carriera e il suo arrivo, insieme ai suoi compagni musicisti, nella fredda Amburgo del 1963, “una città che sembrava aver dimenticato di botto la guerra, il nazismo e la shoah, tra luci rosse e locali fumosi”.
Con ironia e arte teatrale, presentandosi sul palco con una valigia e giacca da viaggio, Shel racconta l’incontro con l’impresario del locale Top Ten, circondato da donnine allegre, che voleva essere certo del genere della loro musica, della loro abilità, del loro abbigliamento, della loro presenza scenica …alle 4 del mattino. Ed è da qui che prende il via la musica all’insegna del rock che ha segnato l’anima di questo artista , londinese ormai naturalizzato italiano, leader dei Rokes, autore di canzoni, produttore e scrittore (ultima sua opera “Io sono immortale”), rappresentante dei nostri anni 60, quelli più veri e più dinamici, quando le nuove generazioni sognavano qualcosa di diverso per il futuro.
E via alle note con il tributo di Shel al suo mito Chuk Berry, al quale ha dedicato “Rock & Roll Music”, e poi Elvis Presley, Ray Charles, Jerry Lee Lewis, il gruppo The Drifters con “Be my baby”, e ancora “Save last dance for me”, in italiano e in inglese, con interventi di Shel sull’incontro e incrocio della musica nera e bianca. E poi “la facile e accattivante “ Pretty Woman",…..fino ad arrivare quasi a sorpresa ai brani più conosciuti (incisi con i Rokes), con stupendi e nuovi arrangiamenti, scatenando nel folto pubblico prevalentemente “sixty years old” ma con qualche presenza green, cori di accompagnamento per un amarcod non nostalgico ma vigoroso: “C’è una strana espressione nei tuoi occhi”, “E’ la pioggia che va”, “Bisogna saper perdere” (cantata quasi con rassegnazione e serenità)….in attesa di un auspicato brano futuro dal titolo “Sapremo anche vincere”(!). Con tanti ricordi e aneddoti del periodo italiano, dei compagni di viaggio come Lucio Dalla, Luciana Turina e la sua splendida voce, il Cantagiro, con la “sconfitta “bruciante” dei Rokes e la vittoria dell’Equipe 84 e il Sanremo (1967) che vide la morte di Luigi Tenco.
E un messaggio dal palco. “Per trovarci in queste condizioni sociali - ha detto infine Shel, un po’ santone e un po’ nemico di tutti gli “incantatori di serpenti”, riferendosi alla precarietà dell’economia in Europa e dei politici - dobbiamo essere stati ciechi negli ultimi venti anni. Oggi dobbiamo ragionare con il nostro cuore e la nostra testa per difendere il futuro dei nostri figli”.
Gran finale sulle note di “ Dancing in the street”.
Elio Ippolito