Un altro appuntamento con Cantando sotto la storia, Auditorium di Roma, a cura di Gianni Borgna. In scena le canzoni della televisione, sigle diventate famose e che hanno lasciato un segno nella storia della musica, o sigle tormentoni di un’epoca ….La storia è anche questo
di Ester Ippolito
Televisione e musica leggera, un salto all’indietro per capire il rapporto di successo o di insuccesso che alcune trasmissioni hanno avuto con e per le proprie sigle: attraverso questa indagine musicale si apre un altro spaccato
della società italiana con le sue contraddizioni, aspirazioni, salti in avanti e salti indietro. Questo il quadro, tra parole e musica, emerso nell’incontro del 21 marzo scorso all’Auditorium di Roma, organizzato dall’Associazione Musica per Roma e Rai Teche, e facente parte del ciclo di racconti - concerti Cantando sotto la storia, a cura di Gianni Borgna, opiste e conduttore, con l’intensa voce di Roberta Albanesi, e gli arrangiamenti e l’ accompagnamento al pianoforte di Cinzia Gangarella. Una “puntata” che ha accolto come “ospite speciale” Miranda Martino, che ha regalato al pubblico molti suoi ricordi e una voce eccezionale, riproponendo la canzone “ Stasera tornerò” , sigla del programma RAI La donna che lavora (1958-1959), e duettando con Roberta Albanesi in una bellissima “ La notte è piccola “ delle Gemelle Kessler, uno dei primi inviti, come ha sottolineato Borgna “ a vivere la notte” del sabato tentatore.
Una Rai che voleva essere sobria
Ma cominciamo dall’inizio, dal 1954, televisione italiana in bianco e nero, una programmazione Rai aderente a regole precise quali “ nessun turbamento della pace sociale, rispetto dei valori familiari, moralità dei costumi”, visione edulcorata del paese, e lotta contro le calzamaglie delle ballerine (nel 1954 il varietà "La piazzetta" viene sospeso per la calzamaglia della ballerina Alba Arnova). La musica è da subito un ingrediente essenziale di moltissime trasmissioni: Lascia o Raddoppia e Il Musichiere hanno rappresentato dei miti per l’Italia del dopoguerra, e indimenticabili sono canzoni come "Domenica è sempre Domenica", di Gorni Kramer, cantata da Mario Riva e sigla appunto del Musichiere.
Intanto l’Italia scivolava verso gli anni 60, quelli del boom, dove il paese voleva trasmettere gioia e allegria…ma i palinsesti della Rai commettevano, così come oggi, degli scivoloni (“La televisione ha sempre portato con sé vivaci polemiche- ha sottolineato Borgna), mettendo in piedi trasmissioni “ trasgressive” per l’epoca come nel 1958 ( Stasera a Rascel City, con Renato Rascel, che si rivelò un grosso fiasco , portando in scena non ballerine dai costumi brillanti come erano abituati i telespettatori, ma artisti nelle vesti di barboni con abiti sdruciti, insomma un’ Italia “ claudicante”. O una trasmissione con Laura Betti e Paolo Poli, nel 1961, per la quale a ricordo ci rimane “La ballata dell’Uomo Ricco”, cantata dall'Albanesi.
Arriva il Dadaumpa
Una svolta a pruriti vari fu rappresentata da Studio 1, in onda dal 1961 al 1966. A condurre la prima edizione e quelle del 1965 e 1966 Mina affiancata da partner maschili fra cui Paolo Panelli e Alberto Lupo, con la partecipazione delle Gemelle Kessler, la loro calzamaglia a rete, e la canzone del "Dadaumpa". Poi “Fortissimo” di Rita Pavone, sigla dello Studio 1 del 1966, fino ad arrivare alla storica Canzonissima, con conduzioni di tutto rispetto firmate da grandi artisti e partecipazione di big. Ricordi che si sono concretizzati grazie alla voce di Roberta Albanesi, nel “La la la” di Alberto Lionello (Canzonissima 1960) , il "Vorrei che fosse amore" di Mina (Canzonissima 1968). Ricordate e cantate anche alcune sigle non legate a trasmissioni musicali: la serie di Maigret affidata alla straziante “ Un giorno dopo l’altro”, 1966, di Luigi Tenco, il ciclo del tenente Sheridan, con Ubaldo Lay, in onda dal 1959 al 1972, con “Uomo Solo” di Nini Rosso, o il grande successo de Il Segno del Comando, con la Gravina e Pagliai, sigla finale “Cento Campane (Din Don)", interpretata da Nico dei Gabbiani, scritta da Fiorenzo Fiorentini per il testo e da Romolo Grano per la musica. Un elenco di nomi, note e ricordi che sarebbe infinito, nel quale hanno svolto un ruolo di protagonisti Gabriella Ferri, con la sua “ Dove sta Zazà”, 1973, Renzo Arbore, Raffaella Carrà…. E un finale che riassume tanti sentimenti: “I migliori anni di “di Renato Zero, canzone splendida e sigla azzeccata di una trasmissione recente , “ I migliori anni” di Carlo Conti che guarda indietro con affetto.
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