Tra ricordi e velati progetti musicali per il futuro, Zelinotti torna indietro nel tempo riportando a galla successi passati, canzoni amate e anche delusioni scaturite dalle dure leggi delle case discografiche. Sanremo si avvicina, giudizi e amarcord si intrecciano…
di Elio Ippolito
“Bada Bambina“, “Cuore matto”, “Piccola”, “Cammelli e Scorpioni”, “Luisa”: sono alcune delle canzoni legate al nome di Mario Zelinotti, uno dei protagonisti dei ruggenti anni 60, anche se i suoi ricordi non sono tutti rosei. La sua carriera professionale annovera partecipazioni al Festival degli Sconosciuti , al Festival di Sanremo (1967 e 1969), al Cantagiro (1966 e 1967), al Festival delle Rose, insomma i cult dell’epoca, dove ha portato buoni brani ma dove ha incontrato anche delusioni.
Incontriamo Zelinotti nel suo “buen retiro”, ad Albano, bella cittadina dei Castelli Romani ove l’aria è salubre e aiuta la mente a ben ricordare quello che è stato e anche quello che poteva essere per lui il mondo della canzone italiana. Intanto l’’artista non ha interrotto la sua attività di compositore.
Si avvicina il Festival di Sanremo, sempre condotto da Gianni Morandi. Cosa pensi del suo ruolo?
Di Morandi penso esattamente quello che già lo scorso anno alcuni miei vecchi colleghi dichiararono, e cioè che ognuno dovrebbe fare il proprio mestiere, ovvero il cantante, in questo caso tanto di cappello (anche se le sue canzoni nuove non mi piacciono), ma non ce lo vedo in veste di presentatore. Penso che questo ruolo presenti dei rischi che nessuno
vuole correre, un po’ come era per i cantanti, i big temevano di bruciarsi. Ergo, Morandi lo fa perché costa di meno e non ci sono altre alternative in giro. Se posso aggiungere qualcos’altro sul Festival ti dico che non amo l’accoppiata Mazzi/Morandi, trovo sbagliato il loro modo di scegliere canzoni (vedi l’ anno scorso). Inoltre mi piacerebbe che i premi andassero anche agli autori e non solo ai cantanti!
Cosa ti ricorda in particolare la città dei fiori?
Per questa domanda ho due risposte. La prima è che mi ricorda il periodo bello e spensierato della mia gioventù e naturalmente “Cuore matto”, oltre a tutte le altre belle canzoni che ancora si cantano. E a proposito di questo, del valore che hanno avuto alcune canzoni e alcuni personaggi di quel tempo, non credo che un Valerio Scanu, seppur bravo, verrà ricordato nei prossimi 30 anni in quanto le classi dirigenti radio/televisive sono oggi interessate al sistema “usa e getta” e i divi non interessano più. La seconda risposta è che Sanremo mi ricorda il triste episodio di Tenco, tutti noi cantanti del 67 non possiamo dimenticarlo.
Il tuo “Cuore matto” (1967) non ebbe il gran successo di vendite che ci si aspettava. In molti si chiesero il perché di questa anomalia….
Si è trattata di un’opportunità che ho potuto cogliere solo parzialmente: infatti in quel periodo ero sotto contratto con la Durium e dovevo rispettare gli ordini di scuderia per cui il mio ruolo era di essere un numero due anche al Festival. La Durium partì puntando totalmente su Little Tony (arrivare a vendere 1 milione di copie era un grande business) e
fece una bassissima distribuzione in Italia della mia incisione. Io fui destinato al mercato estero ed arrivai primo nella hit parade in Turchia e vendetti tantissimo anche in Grecia e in Germania. D’altra parte il mio rapporto con la Durium non fu di grande soddisfazione per me in quanto il management non credeva nelle mie caratteristiche e nelle mie potenzialità vocali. Non ci furono contrasti personali o antipatie. La mia “sfortuna”, se così si può dire, si concretizzò nel 1968, quando incisi “Un colpo al cuore”, dovevo rilanciarmi alla grande ma la canzone andò alla grande Mina ed io rimasi al palo. Doveva essere un anno di “rivoluzione” anche per me ma così non fu.
Eppure il tuo primo successo,”Chiederò” del 1964 (cover di Little town flirt di Del Shannon) che io gettonavo prima di entrare a scuola, nel bar sopra via Annibaldi con vista Colosseo, l’hai inciso proprio con la Durium….
E’ vero, ma successivamente io scovai e proposi altri brani internazionali interessantissimi come “San Francisco” e “Delilah” ma non mi vennero fatte incidere. Chi lo fece raggiunse un grande successo.
Comunque ogni tanto la tua voce viene riproposta in ambito nazionale…
Con la trasmissione “I Migliori anni” di Conti, noi cantanti anni 60 veniamo riproposti al grande pubblico televisivo. Quando è stato il mio turno,ovviamente mi è stato chiesto di cantare “Cuore matto” ma io sinceramente volevo esibirmi con “Cammelli e scorpioni”, una canzone che amo molto del 1966 (nel lato”b” del 45 giri, un altro stupendo
brano,”Luisa” n.d.r.). Di recente anche la tv romana Gold Tv mi ha invitato a cantare “Bada bambina”, altro bel brano presentato al Festival di Sanremo 1969 . In questa occasione Wilma Goich ha presentato un brano che mi è molto piaciuto.
Quando vedi in tv o leggi che i tuoi colleghi di gioventù ancora cantano, cosa provi? Non ti viene la voglia di cimentarti ancora visto che su internet ci sono dei gruppi di ammiratori che vogliono “Mario ancora sul palco”?
In realtà quando vedo i miei ex colleghi in tv cambio canale perché mi sembra una minestra riscaldata. Io sono assetato di novità e cerco di evolvermi continuamente ma quando porto i miei i nuovi brani a qualcuno…vengo etichettato come anni 60 e mi trovo ad essere penalizzato riguardo la mia musica. Inoltre, non ci penso proprio a salire
su un palco anche perché a me piace l’orchestra (una volta avevo otto elementi) ma ho avuto tante difficoltà a trovare i musicisti.
Zelinotti ha le idee chiare seppur al momento tutte in salita…..Gli ricordo che “mai dire mai”, e mentre mi allontano tra me e me sussurro: “Luisa….cos’è cambiato in teeee?“
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