Dik Dik on the Road

Pietruccio Montalbetti…,un  personaggio che   vola basso per rimanere in alto 50 anni… Abbiamo avuto modo di intercettare i Dik  Dik durante il loro tour estivo che ha  portato, come sempre, il nobile gruppo nelle piazze e sui palchi dell'intera penisola. Ballareviaggiando non poteva di certo perdere l'opportunità di fare quattro  chiacchiere a ruota libera (assecondando anche lo stile dell'intervistato) con il leader storico e chitarrista del gruppo,  colonna sonora di più generazioni,  Pietruccio Montalbetti, viaggiatore e scrittore

di  Elio Ippolito

 

"Sai cos'è l'isola di Wight
è per noi l'isola di chi
ha negli occhi il blu
della gioventù
di chi canta hippi hippi pi ..."

Atmosfera, coinvolgimento, bella musica, ricordi,  e  tanta storia:  sognando la California..., i capelloni e la protesta del 68,  i Beatles, le lotte contro il razzismo, la forza del sound  americano, il mito di Battisti … Ascoltare oggi un concerto dei Dik Dik è tutto questo e anche una spinta a ritrovare l’ entusiasmo musicale di quegli anni. A Grotte di Castro (Vt) abbiamo incontrato (15 agosto) Pietruccio Montalbetti, leader e chitarrista  storico dei Dik Dik,  poco prima che iniziasse il loro concerto.  Era concentrato con gli occhi fissi sul tablet ove scorrevano un'infinità di foto da lui scattate durante gli ultimi suoi viaggi.....immagini vive,   paesaggi sconfinati, tribù e volti lontani anni luce dalla nostra civiltà supertecnologica che sembrano chiederci dove stiamo andando......noi così diversi.

 

Anche  Pietruccio  è diverso da come se lo può immaginare chi lo segue da 50 anni, dai tempi della sua amicizia giovanile con Lucio Battisti e dai tempi in cui erano da poco nati i Dik Dik  che hanno costruito con i brani del duo Mogol Battisti e con azzeccatissime cover internazionali una carriera inattaccabile, densa di successi e di partecipazioni a tutti i festival   e ai vari concorsi musicali. Un Pietruccio amante della bella musica, grande viaggiatore, e  anche  scrittore a cominciare dal  libro “Io e Lucio Battisti”, dove  Montalbetti, tra i primi amici veri di Lucio a Milano, racconta un rapporto di amicizia e tante sfumature di questo personaggio. E un Pietruccio che affianca al lavoro la voglia di godersi la vita.

 

B&V – Pietro, qui fuori, in questa meravigliosa piazza, se ti affacci puoi  vedere  una marea umana……. ' sempre così nelle vostre tourneè?

PietruccioVedi, il fatto è che noi Dik Dik storici  nel corso degli anni abbiamo lavorato sempre bene ed anche oggi, con Lallo (Giancarlo Sabriziolo) , Pepe  (Erminio Salvaderi) , Gaetano Rubino(batteria) e Mauro Gazzola (tastiere), presentiamo uno spettacolo che cerchiamo di rendere vivo,  interessante e attuale   inserendo  anche qualche citazione (Bob Dylan) per affrontare   temi sociali  e di interesse pubblico. Anzi con il pubblico stesso cerchiamo di interagire per farlo partecipe dei nostri sentimenti non solo musicali. La nostra esibizione prevede  famosi brani battistiani e delle cover anglo americane che tanto successo ebbero negli anni 70 .Vedere tanta gente che ci applaude ci dà l'energia necessaria per rimetterci in viaggio e salire sul prossimo palco.

B&V – Una estate intensa? E l’autunno…

Pietruccio Abbiamo avuto 18 serate ad agosto  e in programma ci sono  15 serate  a settembre in quasi tutte le regioni italiane;  via via arrivano altre richieste che cercheremo di soddisfare. Una  di queste riguarda il nostro impegno al Moon Theatre di Londra, data già fissata per il prossimo 29 novembre, e in precedenza al teatro Atlantic di Borgaro (To) il 14 novembre.  Tutti questi impegni sono molto ben gestiti  in armonia dal nostro bravo batterista (Rubino) che si sta rivelando anche un buon manager. In precedenza ci siamo affidati per moltissimi anni ad un altro professionista del settore ma poi- come può accadere per gli amori più duraturi -qualcosa si rompe e la relazione finisce. Oggi andiamo avanti così e siamo soddisfatti senza dover obbedire a nessuno.

B&V - La tua nuova passione......fare viaggi e raccontare poi ai tuoi amici le tue avventure.   Vuoi parlarmene?

Pietruccio - Ho iniziato due anni fa scalando addirittura la cima dell'Aconcagua (la più alta montagna delle Ande argentine),ho girato per lungo e largo e nel mio peregrinare,scortato da una sola guida (cosa che preferisco),ho avuto modo di vedere da vicino popoli e tribù tanto diversi e con culture differenti dalle nostre. Questi viaggi, e gli altri che farò, nascono  dalla mia ricerca nel trovare una risposta al "perché io esisto" e tutto ciò mi affascina al punto che a novembre uscirà un mio nuovo  libro, scritto insieme a Elia Perboni, dal titolo "70 a settemila" (dove 70  sono i miei anni e settemila, l'altezza in metri della cima massima da me scalata). Nello stesso libro ho anche raccontato le mie esperienze vissute lo scorso anno durante il mio meraviglioso viaggio a Capo Horn. E sto già pensando alla mia nuova impresa di gennaio 2015!

B&V - Nuove iniziative in agenda?

Pietruccio- Sto preparando sempre con Perboni un libro sulla beat generation italiana (l'hanno fatto tutti e anch'io voglio dire la mia sull'argomento!).  Per quanto riguarda la musica, sto lavorando ad un cd tutto mio che avrà titolo "Io canto autori" con brani cuciti addosso a me. Ad   esempio uno di questi è "Lo straniero" di Georges Moustaki (…quello sono io…), un altro è "Nothing" scritto dal figlio di Bob Dylan. Sono tutti  brani che sento profondamente e che rappresentano la mia anima. Inoltre, attraverso un contatto e uno scambio   con il direttore dell’Opera Lirica di Cagliari, è nata l’idea di  realizzare   una vera e propria Opera musicale basata su favole per bambini, dal momento che io compongo colonne sonore legate alle favole, e  un libro di favole con la collaborazione  del disegnatore  di Lupo Alberto (Silver).

B&V – Che pensi  della musica italiana e dei nuovi interpreti?

Pietruccio- In Italia siamo messi male in questo momento, io continuo a rivolgermi ai mercati anglo americani. In uno di questi potrei produrre un gruppo giovane molto interessante che ha avuto la sfortuna di perdere il manager nel momento topico del loro lancio. Ci sto pensando seriamente. Per  la musica italiana,  vedo due situazioni: quella della carne e quella del pesce. Ti spiego: la carne è rappresentata dai vari Vasco Rossi, Zucchero, Pausini, Baglioni etc.,  i big che riempiono gli stadi. Il pesce siamo noi....siamo la storia ma questa storia  i Dik Dik non vogliono  raccontarla e rappresentarla solo  in maniera nostalgica.

Come in tutti gli spettacoli arriva il momento del "meno 5 minuti!" e la sala comunale che ci ospita si anima dei personaggi più disparati.  Pietruccio si alza in piedi, una figura possente,  col cappellone in testa e un bellissimo tatuaggio colorato sull'intero braccio destro size Bud Spencer, e comincia ad accarezzare la sua chitarra. Cinque  minuti dopo è sul palco in compagnia di Lallo e Pepe, la folla accoglie i Dik Dik  come i calciatori italiani di ritorno dalla Germania campioni del mondo furono accolti all'aeroporto nel luglio 2006.

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La storia

I Dik Dik (nome di un'antilope africana, trovato da Pietruccio Montalbetti) debuttano nel 1965 col singolo 1-2-3/Se rimani con me.1-2-3 era  la reinterpretazione dell'omonimo brano di Len Barry e Se rimani con me  era stata  scritta da un ancora sconosciuto Lucio Battisti, prima dell'incontro con il paroliere Mogol. Un grande successo fu  Sognando la California, cover di  California Dreamin' dei The Mamas & the Papas.   Sul retro del 45 giri Dolce di giorno, scritta da Mogol e Lucio Battisti, che hanno iniziato a collaborare. A seguire tanti dischi di successo  tra cui  Senza luce (cover, sempre ad opera di Mogol, di A Whiter Shade of Pale dei Procol Harum, con la celebre intro di organo Hammond), con la quale raggiungono il primo posto nella Hit Parade; nel 1968, Il vento (ancora di Mogol e Battisti, con sul retro L'eschimese, una versione italiana di The mighty Quinn di Bob Dylan ancora opera di Mogol) l'anno seguente, Il primo giorno di primavera che arriva prima in classifica per due settimane. Sempre nel 1969 presentano al Festival di Sanremo Zucchero, in coppia con Rita Pavone. Al festival tornano l'anno dopo con Io mi fermo qui; altro successo dello stesso anno è L'isola di Wight (divenuta cover del gruppo musicale spagnolo Los Catinos con il titolo di Isla de Wight); poi Vendo casa (1971, ancora di Mogol e Battisti, che partecipa alla registrazione), Viaggio di un poeta (1972), di nuovo prima a Hit Parade, Storia di periferia (1973), Help me (1974). Nel 1978 esce dal gruppo la voce storica Giancarlo "Lallo" Sbriziolo ed è sostituito dal chitarrista Roberto "Roby" Facini. L'anno successivo entra anche un altro chitarrista, Rosario Brancati. Nel 1980 esce Roberto Carlotto ed entra in pianta stabile il tastierista Joe Vescovi, che collaborava già dal 1974 col gruppo. Dopo qualche singolo di successo come Laser vivente (1980) e Giornale di bordo (1982) nel 1982 il gruppo diventa un terzetto, con tre degli elementi originali (Pietruccio-Pepe-Lallo).

 


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