Una performance unica a cura dell'Associazione Donne di carta che attraverso le loro voci e la recitazione di brani e testi di canzoni di tango hanno riportato alla vita l'emigrazione italiana verso l'Argentina, il senso del distacco e la nostalgia, il valore del tango come "ballo dell'addio". La danza elegante di Massimo Politelli e Marta Herashchanka
di Ester Ippolito
“E tutto a mezza luce,
perchè l'amore è uno stregone,
a mezza luce i baci,
a mezza luce noi due.
E tutto a mezza luce
nel crepuscolo interiore.
Come morbido velluto
è la mezza luce dell’amore!” (Media Luz)
Parole, tante parole evocatrici dei sentimenti degli emigranti, come la partenza, il distacco dalla famiglia, la lontananza, il senso dell’ignoto che emergono da lettere antiche e storie. L’Argentina come meta di speranza per tanti italiani che lì hanno cercato e trovato un futuro e hanno anche contribuito alla musica e alla storia del tango. Versi recitati di canzoni, note e meno note, legate a questa arte patrimonio dell’Umanità che inondano la sala, da Media Luz a Caminito a La Violeta: amori rubati, disperati, una esistenza dura, personaggi e vite da strada. Intanto immagini d’epoca scorrono sulla parete: anni 30, navi cariche di gente sulla rotta Italia-Argentina, locali e ritrovi dove il tango è vita. E poi la musica da milonga, una coppia di ballerini che irrompe in sala e incanta il pubblico con la sua eleganza e dolcezza: Massimo Politelli e Marta Herashchanka (nella foto sotto con Sandra Giuliani sullo sfondo della necropoli).
Tutto è successo in una location molto particolare (5 luglio), al Drugstore Gallery Portuense di Roma (via Portuense 317), spazio che accoglie una necropoli romana di grande suggestione tra tufi, mosaici e pitture leggere, grazie all' evento “Il Tango: l’identità in corpo. Storie e passi della migrazione”, un progetto che ha visto la co-maternità di Eliana Montanari del Centro Tango argentino Astor Piazzolla e dell'Associazione Donne di carta guidata da Sandra Giuliani. Le voci delle Donne di carta, “nel recupero dell’oralità e nella condivisione della bellezza”, hanno animato l’incontro con i brani affidati alla loro memoria, restituendo vita a questo momento del passato come quello dell’emigrazione e del tango, inteso come un “ballo fermato nell'addio, dove i passi sono quelli dell'emigrante tra distacco e speranza e la sua musica l'impasto di incontri culturali diversi ed eterogenei”. In questo incrocio di momenti diversi – recitazione, musica, ballo, talk show - Massimo Politelli ha ballato ma anche raccontato il suo tango “un tango, umano sociale, non esibizionistico”, il suo incontro con questa arte affascinante avvenuto dopo anni di frequentazione dell’Argentina in una milonga “dove donne di ogni età, elegantissime, ballavano con intensità e occhi chiusi”, e ha descritto “l’intensità dell’abbraccio e della passione che culmina in tre tanghi …e poi l’addio”.
Il fenomeno storico dell 'emigrazione è stato invece focalizzato attraverso una intervista condotta da Sandra Giuliani a Olga Ciofini che ne ha descritto i tratti storici salienti, l’abbandono dei piccoli paesini italiani e lo spopolamento, l’attività positiva dei nostri italiani all’estero (non solo mafia) e il prolungamento del fenomeno fino agli anni 50/60. Infine musica e passi di tango per rivivere un’atmosfera ricca di sentimenti...
Da quando se ne è andata,
triste vivo io;
stradina amica,
anch'io me ne vado...
Da quando se ne è andata,
non è tornata più;
seguirò i suoi passi...
Stradina, addio!...”(Caminito)
Per informazioni www.donnedicarta.org