Nel libro " Quando la polka si ballava chinata" a firma di Tiziano Fusella, edizioni Bacchilega, si ripercorre storia e leggenda, segreti e curiosità della polka chinata, un ballo popolare che affonda le sue radici nella tradizione del ballo alla Filuzzi. La sua culla Bologna e dintorni, le sue balere e i suoi portici. “ Ho voluto raccontare una bella storia - sottolinea l’autore
di Ester Ippolito
Focus su Bologna e sulla Polka chinata, danza popolare prettamente bolognese, ballata da soli uomini con una grande energia e figure dal sapore acrobatico che culminano nel frullone finale, eredità del ballo alla Filuzzi, a sua volta commistione tra balli centroeuropei e locali tipica del ballo liscio ( valzer, mazurka e polka). Una danza che si è consolidata nell’area ai primi del 900, con un accompagnamento musicale ridotto al minimo, strumento dominante l’organino bolognese. Della polka chinata abbiamo già parlato attraverso le “ avventure “ di Antonio Clemente e Loris Brini , naturalmente bolognesi, “gli ultimi ballerini di un antico ballo petroniano” (cfr su B&VProtagonisti ) che offrono sempre uno spettacolo coinvolgente e che assorbe tutta l'attenzione degli spettatori che seguono le loro giravolte. Ma sulla polka chinata è uscito anche un libro, a firma di Tiziano Fusella “ Quando la polka si ballava chinata", edizione Bacchilega, che ne ripercorre, attraverso foto e racconti, la storia, gli aspetti leggendari, le curiosità e i piccoli segreti, ricordando i protagonisti sia per quanto riguarda la musica sia il ballo, e riportando alla luce questa forte tradizione che sopravvive oggi grazie all’arte e all’impegno di Antonio e Loris e pochissimi altri.
“Conoscevo le numerose esibizioni dei ballerini Clemente e Brini, anche quelle estemporanee nella città di Bologna - ha raccontato il giovane autore Fusella, scrittore e giornalista, nel corso della presentazione del suo libro a Danzainfiera a Firenze (febbraio). “ Piano piano mi sono incuriosito e mi sono avvicinato di più a questo fenomeno cominciando a raccogliere molto materiale e scoprendo che dietro tutto questo, oltre al sapore della tradizione e delle feste popolari, c’era davvero una bella storia da raccontare su un ballo antico che ci riporta agli anni del dopoguerra. In quegli anni c’era un forte emigrazione dalla campagna alla città , il risultato un mix tra tradizioni contadine e urbane, un gran fermento e un grande impegno a lavorare di giorno, mentre alla sera si cercava un po’ di svago nelle balere. Ogni quartiere aveva la sua ma le donne uscivano ancora poco di casa, erano poco emancipate e il ballo era un affare da uomini, diventando anche una prova di energia. Perché per ballare la polka chinata ci vuole fisico e forza ”. «La filuzzi – si legge nell’introduzione – è tale a Bologna e non altrove. Il cosiddetto “frullone”, la piroetta, dove si gira su se stessi al massimo della velocità possibile per poi stopparsi a gambe tese sull’accordo finale corrispondente all’ultima nota fugace dell’organino, simbolicamente non è altro che un richiamo al mito della velocità». Una tradizione che pesca in anni pieni di speranza ma che sta per diventare rara pur avendo tutti i diritti a essere ricordata e perpetuata, un obiettivo al quale questo libro può certamente contribuire. Quello che oggi sopravvive in area romagnola è l’evoluzione del ballo alla Filuzzi, il liscio portato al successo dalla orchestra Casadei e seguaci, con tantissimi strumenti rispetto alle origini. L'interesse di Fusella per questa tradizione di danza e questa fase storica non finisce qui: tra i suoi progetti in fieri un romanzo ambientato sullo sfondo della mitica polka chinata " una storia vera e d'amore che dovrebbe vedere la luce in autunno".
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