Le origini antiche di questa danza in un libro di Maria D’Acunto, “La 'Ndrezzata - Opera da tre soldi per quattro gatti”, edito da Imagaenaria di Ischia. Una danza “intrecciata”, che il nuovo testo fa risalire a riti pagani antichissimi tenuti nel solstizio d’estate. La 'Ndrezzata è una danza profondamente radicata nel patrimonio culturale e folclorico di Barano d’Ischia, e la sua esibizione è un momento che richiama tutta la comunità
Si chiama “La 'Ndrezzata - Opera da tre soldi per quattro gatti” il piccolo saggio (casa editrice Iamagaenaria di Ischia) uscito a febbraio 2013 e scritto da Maria D’Acunto, scrittrice da sempre molto attenta alla cultura popolare, interessata alla linguistica, alla mitologia e alla rivalutazione dei dialetti, autrice di vari testi scolastici (Ed. Ferraro - Napoli, Grammatiche ed Epica). Il libro va alla ricerca delle origini lontane di questa danza rituale che appartiene al ricco patrimonio di tradizioni di Buonopane, una frazione del Comune di Barano d'Ischia, e che fino a qualche decennio fa veniva eseguita esclusivamente nei giorni dedicati a Giovanni Battista (24 giugno e Lunedì in Albis) e sul sagrato della chiesa a lui intitolata.
”La ‘Ndrezzata è una danza rituale che conosco da sempre- ci racconta l’autrice . “Ho assistito tante volte alla sua esecuzione e ogni volta sono stata coinvolta dal suo ritmo, prima lento e poi sempre più frenetico. Tutti gli spettatori dovevano provare le stesse emozioni, perché, alla cessazione della danza, gli applausi venivano solo dopo un prolungato silenzio. Fino a poco tempo fa non mi sono mai chiesta quali fossero le origini e il significato di questo rituale: l’ho infatti sempre considerato un aspetto, bello e coinvolgente, del folklore locale. Lo spunto per un’indagine sulla sua vera natura mi è stato dato da una circostanza piuttosto banale. Nel giugno scorso, su Internet, ho letto dei raduni avvenuti in molte località del nostro continente, nella notte del solstizio d’estate: migliaia di persone si erano riunite per celebrare con riti paganeggianti il “Sole invitto”. Sono risalita alle origini di queste celebrazioni e, giunta alla vecchia religione, ho rintracciato il Litha, vale a dire il sabba del solstizio d’estate. Era una festa chiaramente pagana, antecedente non solo al Cristianesimo, ma anche alle civiltà greco-romama. Poiché era profondamente radicata nella religiosità popolare, la Chiesa non fu in grado di abolirla; cercò, quindi, di cristianizzarla sovrapponendo a essa la figura di San Giovanni Battista”.
“La coincidenza non poteva essere casuale - continua l’autrice- e induceva a credere che anche questa danza fosse anteriore al cristianesimo e rientrasse nei rituali con cui veniva celebrato il sabba del solstizio d’estate. Da qui è partita l’indagine grazie alla quale, mi auguro, ha recuperato non solo le origini, ma anche il vero significato di questa nostra misteriosa danza”.
Una danza che fino ad oggi veniva spiegata e raccontata con rimandi alla mitologia e reminiscenze del Medio Evo, a ricordo dei combattimenti che gli isolani sostennero contro i saraceni, contro i pirati venuti dal mare. Si dice anche che “la 'ndrezzata non si vede, non si sente, non si impara. Si vive. Si vibra” e si tramanda di generazione in generazione. Venti in genere i danzatori coinvolti, uomini e donne, che si muovono con spade e bastoni al ritmo dei tamburi. Con questo saggio si cerca di dare ulteriori spiegazioni a questa danza folclorica, conosciuta anche fuori dell’isola, andando lontano nel tempo e realizzando, come sottolinea l’autrice “un punto di riferimento per quanti si dedicano allo studio delle tradizioni popolari”.
Il libro è disponibile presso alcune librerie o presso la casa editrice www.imagaenaria.com