La Valle d’Aosta e le valli occitane del Piemonte, che comprendono numerosi paesi in provincia di Torino e di Cuneo, sono uno ‘scrigno’ pieno di tesori: le montagne più alte d’Italia, la lingua franco-provenzale, le musiche e le danze tradizionali, un tempo molto diffuse e oggi tornate vive grazie alla passione di alcuni gruppi folk
di Livia Rocco
L’associazione culturale valdostana Grand-mère è nata proprio per promuovere a livello nazionale e internazionale un collettivo di gruppi dmusica tradizionale provenienti dalle Alpi Occidentali (Piemonte e Valle D’Aosta). Tra questi i ‘Chemin de fer’. “Il repertorio da ballo comprende musiche tradizionali e musiche di nostra composizione ispirate a melodie tradizionali”, spiega Mathieu Aymonod, componente del giovane gruppo valdostano che trascina i ballerini in universo di danze, con organetto, violino e la singolare ghironda, strumento risalente all’anno mille, oggi tipico delle valli occitane.
Courenta, gigo, boureo, tresso, countrodanza, e ogni valle ha la sua variante
“Oltre a bourrée, scottish, valzer, circolo circasso e molte altre (polca, mazurca, hanter dro, laridé, chapelloise, congò) tipiche del ‘bal folk’ in genere o francesi, proponiamo le danze caratteristiche delle valli occitane del Piemonte - aggiunge Mathieu -. La Courenta (o Courento), per esempio, è una danza che ha innumerevoli versioni, una per ogni singola valle: noi suoniamo courento Val Varaita, courento d'Coustiole, courento d'la Rocho, courento Val Chisona, courenta e balet Val Vermenagna”.
La courento della Val Varaita è una danza eseguita da coppie che si dispongono in cerchio, gli uomini all'interno, le donne all'esterno con il braccio sinistro sulla schiena del compagno che le tiene col braccio destro per la vita. Si comincia con una passeggiata (meiro), ci si ferma, le coppie si girano di fronte tenendosi per le mani e fanno un balletto col passo tipico della valle (balar), poi dei giri (virar), di nuovo un balar e un virar, così da capo fino che la melodia cambia per il balet (parte finale che chiude tutte le danze) dove i cavalieri fanno un virar con tutte le dame del cerchio. In Val Vermenagna, dove la courenta è caratterizzata da un passo completamente diverso rispetto quello della Val Varaita, non è contemplato il "balet" finale. In compenso esiste una versione di courenta in cui si balla in cerchio tenendosi per mano (Courenta di Couscrit). La courento/a delle altre vallate differisce per il passo e per la durata delle parti.
Nel repertorio di questo e altri gruppi folk c’è anche la gigo, nome diffuso in tutta Europa ma con strutture e musiche molto diverse. Nelle valli occitane viene eseguita da due coppie che si dispongono in quartetta. Le due coppie si mettono affiancate, l'uomo ha la sua dama di fronte e la contropartner a sinistra. La danza è composta di due parti. Nella prima si fa un balà e un virà con il proprio partner, poi ci si gira per fare balà e virà con il contropartner. La seconda parte è un intreccio tra le due coppie (catena inglese) che comincia dando il braccio destro dato al contropartner, si avanza e si gira per dare il sinistro al partner e via di seguito fino alla fine della parte musicale, quando ci si riposiziona al punto di partenza. La versione più complessa e coreografica è la "grondo gigo", originaria dell’Alta Val Varaita, che in realtà è una serie di quattro danze unite insieme come se si trattasse di una sola danza. È composta da "Gigo", "Bureo", "Tour", "Balet" e si balla tra un numero di coppie pari perché tutte le danze sono eseguite da quattro persone alla volta.
Anche della boureo esistono un’infinità di varianti, tra cui la "boureo de S. Martin”. La bourrée francese più diffusa, di origine medievale, viene eseguita da una coppia in posizione frontale ed alterna due parti; la prima vede i ballerini avvicinarsi ed allontanarsi (con quattro passi di bourrée) per quattro volte, la seconda vede i ballerini attraversare, cioè portarsi al posto del partner, (con quattro passi di bourrée) per quattro volte.
Anche il tresso (che in lingua occitana significa treccia) è una danza ballata nelle valli occitane, originaria della Val Varaita ma conosciuta anche nel repertorio del bal folk. È molto vivace e, soprattutto quando i musicisti accelerano, genera un'allegra confusione. Viene danzata da tre coppie disposte in fila, una dietro l'altra, con gli uomini che portano le dame alla loro destra. La coppia di testa, unita con presa da valzer, parte per un galop verso il centro della sala (8 passi), ritorna al posto (8 passi), esegue un balà, un virà e alla fine di questo tenendosi per mano fa un ponte passando sopra le teste delle altre due coppie e portandosi in fondo alla fila. Tocca alla seconda coppia, che ora si ritrova davanti, fare galoppata, ritorno, balà, virà e portarsi in fondo. Quando anche la terza coppia esegue la sua parte e si è ristabilito l'ordine iniziale delle coppie inizia la seconda parte, il vero e proprio tresso: le coppie compiono una galoppata che segue una forma di otto intrecciandosi, cioè incrociando le altre coppie una volta a destra l'altra a sinistra. Alla fine della parte musicale di tresso la coppia che si ritrova in mezzo alla pista, nel punto più lontano da quello di partenza della danza, lì dove è fa un balà, un virà e alla fine si riporta in fondo al gruppo che ricomposto nella posizione di partenza ed è pronto per ripetere un'altra volta le due parti.
Simile alla gigo è il countrodanzo, altra danza molto nota e diffusa nelle valli occitane; la sua particolarità è la ‘passeggiata’, detta la ‘meiro’, prima in senso antiorario e poi in senso orario. Il modo di ballare ‘contro’ è tipico delle più antiche danze eseguite in circolo, poi trasformatesi nel tempo, con figure diverse, nelle varie Controdanze conosciute in Europa.
La tradizione continua con le nuove generazioni
Un’altra conferma dell’entusiasmo delle nuove generazioni per queste danze tradizionali arriva dai tre componenti del gruppo ‘Nous memes’, proveniente dalla piemontese Val Pellice, che si esibiscono soprattutto in occasione di feste popolari. “Facciamo anche concerti nei teatri, ma la nostra musica è fatta per ballare – sottolinea Andrea Beltrando, portavoce del trio musicale -. Siamo abituati a eseguire una brano dietro l’altro, mentre la gente danza a un ritmo sempre più vorticoso”. Anche loro sono compositori e inevitabilmente ‘ricercatori’, custodi ed eredi di un patrimonio musicale di cui vanno fieri, alle prese con strumenti tutt’altro che facili da suonare.
“La fisarmonica diatonica, meglio conosciuta col nome di organetto, si può definire il padre della fisarmonica – spiega Andrea, parlando del ‘suo’ strumento -. A mantice ma fornito di bottoni, suona contemporaneamente la melodia e l'accompagnamento; è impegnativo, anche se sicuramente piacevole”. Altrettanto impegnativa la ghironda, che riesce in un attimo a creare un’ atmosfera veramente particolare, dal sapore medievale. “E’ un po’ come suonare tre strumenti contemporaneamente – fa notare Enrico Pascal, altro componente del gruppo -. Alla base del funzionamento dello strumento c'è una ruota di legno azionata da una manovella, che sfrega le varie corde: i cantini, i bordoni e la trompette. I cantini, nella parte centrale dello strumento, sono controllati da una tastiera cromatica e realizzano la melodia. I bordoni, posti vicino al piano armonico, producono un suono continuo. La corda della trompette, poggiando su un ponticello mobile, produce invece un caratteristico suono ronzante”.
Imparare a ballare al suono di queste musiche potrebbe essere un’esperienza indimenticabile!
Per saperne di più su gruppi musicali ed eventi, www.grand-mere.it