TARANTella....tutti i segreti. Li racconta Francesca Trenta

Con un  linguaggio semplice e chiaro, Francesca Trenta, etnocoreuta, danzatrice e docente, illustra a neofiti e appassionati, pronti a immergersi nelle danze del nostro sud,  il contesto culturale  di origine svelando le  movenze  di ieri e  di oggi. E lo fa attraverso la sintesi di una relazione  preparata  recentemente in occasione della partecipazione della  docente  a un Festival francese, "es-TRAD@ Festival de musique traditionelle Italie Nord Isère", a supporto di  un   laboratorio di  ballo tradizionale del meridione. Un viaggio tra  la pizzica, la tarantella, la tamurriata, e la famiglia delle tarantelle pastorali...


Francesca Trenta, etnocoreuta, danzatrice e docente, prendendo spunto  da una relazione  preparata  recentemente in occasione della sua  partecipazione  al Festival francese "es-TRAD@ Festival de musique traditionelle Italie Nord Isère" a supporto di  un   laboratorio di  ballo tradizionale del meridione tenuto  presso il Conservatorio Berlioz di  Bourgoin Jallieu (L'atelier danses du sud de l'Italie Conservatorio Berlioz di  Burgoin Jallieu), dove hanno una cattedra di musica  tradizionale, illustra il contesto culturale delle danze popolari, le differenze tra ieri e oggi, e la gioia costante nel danzarle. "E' stata una grande soddisfazione - esordisce  Francesca Trenta - rappresentare in un luogo accademico un  mondo che deve essere avvalorato e nobilitato per quello che veramente vale.  Il  laboratorio, come molti altri che curo, è stato  un  viaggio  fra il ritmo , i passi e l'interpretazione coreografica di una danza  straordinaria che libera energia e dà gioia alla vita: la tarantella".

Le note sulle danze sono riportate come  Francesca le ha osservate e svolte  nei luoghi deputati alla loro pratica. " La mia esperienza
non è cartacea, io non sono un'antropologa ma sono una danzatrice che
ha ricercato  in loco e ripropone secondo la propria esperienza-
sottolinea.


B&V-  Qual è l' essenza della tarantella oggi?


FrancescaParlare di tarantella vuol dire parlare di una forma di ballo in continua evoluzione o involuzione, dipende dai punti di vista. C'è oggi un   rinnovato interesse delle nuove generazioni italiane  verso la danza tradizionale che ha permesso una diffusione importante di questo genere sino a 10 anni fa  di nicchia, anche se le movenze passando di 
voce in voce, e quindi in questo senso restando " di tradizione orale" , si sono adattate ai  nuovi  corpi danzanti, alla nuova  società e al cambiamento  radicale  che l'uomo ha subito negli ultimi 20 anni.
La tarantella oggi è diventata più veloce, ed ha perso molti elementi,
gesti, atteggiamenti del corpo che creavano  stili differenziati.  Si potrebbe definire una  tarantella cittadina unica  priva di quei significati   etnici
primordiali che ne diversificavano in modo netto e chiaro i vari stili.


B&V- Ma cosa è cambiato?

Francesca- La  verità è che sono cambiate le  motivazioni che spingono l'uomo a danzare, e ad esprimersi con il proprio corpo. E' cambiato l'atteggiamento del  corpo umano, che non assomiglia più a quello  dell' uomo di fatica, stanco e curvo, provato del lavoro contadino. Si è perso inoltre il contatto con la terra (mentre le nostre danze sono appoggiate per terra), e si è perso anche  il senso del  "passaggio generazionale da padre a figlio, da nonno a nipote" che favoriva senz'altro l'affermazione  stilistica delle sonate, dei ritmi e dei passi, i quali venivano  "custoditi" dai componenti stessi della  famiglia o del paese.

B&V- Quali  gli elementi fondamentali  e comuni che caratterizzano oggi le tarantelle?


FrancescaQuello che troviamo di comune nella tarantella, danza di terra,   è la verticalità del movimento “ Fra cielo e Terra”,   dove il danzatore spinge verso l'alto, ma ricade come per un'attrazione primordiale a terra in un  alternarsi bilanciato e ritmico di due forze opposte fra cielo e terra.“ La forza della terra”  si esprime poi  nella  orizzontalità del movimento, dove  il danzatore ricerca un contatto basso e strisciato sulla terra, senza mai saltare. La donna cammina a piccoli passi, vicini e ben appoggiati, mostrando un senso di “ stabilità” e “ dignità” (la danza ha spesso restituito alla donna la propria dignità di essere umano). L'uomo cammina a passi sicuri e battuti, dimostrando una chiara propensione alla guida e al comando.“ Il Cerchio” :   i danzatori si muovono all'interno di un cerchio  di astanti che guardano (Rota in Calabria,   Ronda   in Puglia, Rutella o Vutata   in Campania). La coppia si muove nel cerchio  delineato da chi guarda e che dà energia ed importanza a coloro che stanno all'interno e che danzano. Il ballo inizia spesso in direzione circolare  antioraria come a fermare “il tempo della fatica” e a concedersi “ il tempo del riposo”. I danzatori ruotano spesso su se stessi, in un crescendo vorticoso di  energia vitale. L'uomo ruota spesso intorno alla donna che è il centro del cerchio e della vita.

B&V- L’importanza del ritmo….


Francesca- Il ritmo della tarantella è terzinato, e cambia accenti forti e deboli secondo il luogo ( il dialetto e il carattere delle persone). Questo è un punto importante perchè capire gli accenti del ritmo aiuta i neofiti a
individuare lo stile di tarantella eseguita, e credo che differenziare può
solo " favorire la conservazione", allontanare " l'appiattimento" a cui
siamo ormai prossimi.


Per finire, un tuffo in alcune danze, secondo Francesca Trenta

La Pizzica- La Pizzica, più viva e praticata che mai, è semplice dal punto di
vista ritmico. Qui l'uomo si esprime nella sua forza e capacità anche di
corteggiatore cercando di avvicinare la donna come per racchiuderla nel
proprio abbraccio. La donna sceglie  di restare o di scappare. Uno stornello
salentino dice  "la donna  s'alluntana e l'omo cucchia", ciò vuol dire che
l'uomo si avvicina e la donna si allontana. In questo ballo infatti l'uomo
non  tocca la donna, le gira intorno, la sfiora, sino a prendere il fazzoletto con cui ancora oggi la donna balla. Il ballo  era un modo anche
per approcciarsi con l'altro sesso, e il fazzoletto aveva un significato più
interiore che coreografico come capita di vedere oggi; comunque se usato con garbo, anche in una ricostruzione coreografica può rendere bene il senso del gioco fra i due danzatori, può coprire e scoprire o può essere donato e rubato. Oggi la donna lo usa danzando anche da sola, sono cambiati i tempi e  il modo, ma non il bisogno sopratutto delle donne di danzare.

La  Tamurriata- La Tamurriata  o  Ballo 'ncopp' 'o Tammurr' è il  Ballo sul tamburo per eccellenza, ed  ha mantenuto alcune caratteristiche  etniche
importanti. E' diffuso dalla bassa valle del Volturno, Casertano, l'area
circumvesuviana, sino all' Agro Nocerino, il Nolano e  la Costa amalfitana.
Molto vive  le feste popolari religiose in cui i danzatori e i  cantori
trovano  i loro spazi deputati al ballo e al canto. Conoscere il canto della
tammurriata è fondamentale  per rispettare le votate; inoltre anche conoscere lo stile in cui suona il tamburo e quindi di chi canta, permette ai danzatori di eseguire un ballo stilisticamente e ritmicamente corretto. I danzatori accompagnano il tamburo con il suono de "e castagnell" da loro indossate e battute sul tempo. Il suonare questo strumento ritmico a mano, dà alle braccia un atteggiamento e un andamento tipico che fa da contorno alla parte superiore del corpo, quasi a risaltarne la forza. La tammurriata infatti è una danza "forte" appoggiata a terra, in cui lo sguardo dei danzatori si incontra sempre, la forza è nella coppia, nell'unisono del suono delle castagnette, del battere dei piedi a terra, dell'appoggio fiducioso di un corpo all'altro (come oggi si vede spesso
soprattutto sul finire della votata).  Si danza da lontano sul tempo della
strofa cantata, ma come tutti i dialoghi veri poi ci si incontra; nella
tammurriata ci si incontra nella votata dove i più "vicini" intrecciano
gambe e piedi in un vero "contatto" del corpo e della mente.


I balli sulla zampogna-    Il Lazio, la Campania, la Basilicata, il
Molise, la Calabria e la Sicilia vantano ancora oggi un vasto repertorio di sonate a ballo  eseguite da zampognari  giovani che portano con orgoglio avanti nel tempo le   tradizioni consegnate loro dal passato. Molti sono figli di suonatori, e suonano le  sonate dei vecchi magari con lo stesso  strumento passato di padre in figlio. Alcune tarantelle pastorali sembrano  nascere dal movimento naturale che il  pastore faceva nel suonare ritmicamente  la zampogna. Se immaginate  la posizione dell'abbraccio di uno strumento che  deve essere  avvolto dal corpo del suonatore, troverete anche l'immagine  del  danzatore del ballo pastorale.Il corpo curvo e le braccia aperte ma non troppo distanti fra loro come a voler avvolgere qualcosa o qualcuno, le gambe  piegate sembrano sostenere meglio la fatica come il dondolio ritmico del  torace che si riempie d'aria e che la restituisce allo strumento.

Le tarantelle con la zampogna - Grazie alla presenza nell'Atelier di Marco
Tomassi, di Cassino,
fra i più esperti costruttori e suonatori di repertorio per zampogna italiana, si  segnalano  due stili di ballo molto diversi fra loro anche se appartenenti  alla stessa regione:  la   tarantella pastorale  calabro  lucana, eseguita spesso in cerchio, secondo la tradizione di alcuni  paesi del Pollino, al confine fra Basilicata e Calabria, dove vi sono anche delle danze sulla zampogna in stile arbreshe, peculiarità dei paesi calabresi di lingua albanese, e  la tarantella aspromontana della Calabria
meridionale  anche  detta Viddanedda, con sfumature stilistiche diverse da
paese a paese, molto  danzata nell'area greca dove è tutelata anche la
lingua grecanica dei Greci di Calabria. Qui la tarantella è a coppia, con
una terzina serrata, l'uomo assume una posizione di comando e guida
rispetto  alla danza della donna e al cerchio che contiene il ballo. La donna  con la sua posizione austera e ferma  favorisce le variazioni ritmiche dei passi
dell'uomo, che con una gestualità ampia talvolta  simile a quella dei
volatili, danza intorno e con la donna. Danzando ( come donna),  si ha la
sensazione di essere il perno, il centro del cerchio in cui vive e si
muove l'uomo, che guida e da forza al movimento rotatorio della coppia, che è tanto più forte  se è bilanciata bene la spinta dell'uomo e la capacità della donna di ricerverla e respingerla. Risalendo ecco la Ballarella del Matese a  confine fra Abruzzo, Basilicata e Campania, e la Ballarella e Saltarella  laziale. Una danza in coppia sciolta o legata, molto ritmica, che varia  sopratutto nella velocità, ed in alcuni accenti ritmici. Si potrebbe dire che nei paesi  dell'Alto Lazio come Amatrice che detiene uno stileimportante di ballo sulle " ciaramelle", è veloce, scendendo verso la Ciociaria rallenta e si  appoggia a terra, come del resto cambia anche la tipologia di zampogna.

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Francesca Trenta - Danza, canto e teatro musicale fanno parte del Know how di  Francesca Trenta  che annovera collaborazioni (insegnamento e progetti) con Tarantella Power di  Eugenio Bennato, Nando Citarella (partecipazione alla compagnia La Paranza) e Ambrogio Sparagna e con l’Orchestra Popolare (due edizioni di Ballo! all'Auditorium di Roma , 2013 e 2014). E’ presidente dell’associazione culturale  Il Flauto Magico, attraverso la quale  realizza  eventi  sulle tradizioni popolari. Ha creato  la compagnia MeRitmiRiti Meridione, ritmi e riti con Gian Franco Santucci, con cui ha inciso 3 cd “ Dalle Radici al Suono”,”Suoni del Lazio e della Campania”e “ Verdaspina. Vanta inoltre  molte collaborazioni con il cinema  per coreografie e consulenze e svolge attività di insegnamento in Italia e all'estero.


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