Grazie alle terza edizione del Forum Timbalaye, progetto di integrazione culturale curato dai maestri di balli folklorici Ulises Mora e Irma Castillo, ancora una volta nella capitale è risuonato il ritmo della Rumba cubana, elemento identitario dell’Isla Grande, già patrimonio culturale dell’isola con l’ambizione di diventare al più presto Patrimonio Immateriale dell’Umanità Unesco. Seminari, incontri, spettacoli e stage per diffondere il valore di questa danza , frutto del processo di assorbimento di culture africane ed europee incrociatesi sull’isola. Ospite d’onore Miguel Barnet
di Ester Ippolito
“ La Rumba è Cuba” (Miguel Barnet)
La Rumba, nelle sue espressioni musicali, poetiche e di danza, frutto dell’assorbimento delle culture africane ed europee, è la chiave giusta per avvicinarsi all’essenza di Cuba. E' questo il messaggio della terza edizione del Forum internazionale sulla Rumba cubana Timbalaye ( Roma 8- 11 maggio), che tra parole e musica ha festeggiato la Rumba quale simbolo dell'isola caraibica, già patrimonio culturale della nazione (2012). E ha rilanciato con forza un sogno: che a breve diventi Patrimonio Immateriale dell’Umanità.
Il Forum Timbalaye, articolato in vari momenti di incontro e confronto sulla cultura cubana e sul significato della Rumba in sedi prestigiose della capitale, come i Musei Capitolini, La Sapienza, e altre location - insieme al ritmo e musica dell’Isla Grande, lezioni e stage, ha trasmesso il valore della rumba quale elemento di forte identità per Cuba e, in questa ottica, strumento di integrazione e di pace e unione tra i popoli. “Attraverso il Forum e lo spettacolo finale di piazza San Silvestro - le parole di Irma Castillo e Ulises Mora, Irma Castillo, direttore artistico e presidente di Timbalaye, entrambi docenti della scuola di danze folcloriche cubane Clave de Son – abbiamo fatto incontrare al pubblico differenti tradizioni culturali in maniera festosa e coinvolgente, per dimostrare che siamo tutti parte di una cultura universale, composta di tante voci, ritmi e colori”.
Timbalaye, una grande operazione culturale
E’ attraverso la Rumba, frutto dell’integrazione tra il popolo cubano, l’occupazione spagnola e lo schiavismo, che si scopre la vera anima di Cuba. Tra il Son e Danzon, le altre danze storiche dell’Isla Grande, è la Rumba ad avere il massimo valore identitario. Questa è la grande verità che ispira il Forum, grande operazione culturale. "Grazie al progetto Timbalaye – ha detto Ulises Mora- riusciamo a esprimere la forza della cultura popolare contro ogni colonialismo: la Rumba intelligente che crea empatia e salva l’anima”. Il Forum ha accolto come ospite d’onore l’etnologo, poeta e scrittore cubano Miguel Barnet, accompagnato da Gladys Collazo Usallán, presidente del Consejo Nacional de Patrimonio di Cuba, e da Pedro de la Hoz, giornalista, scrittore e critico d’arte, direttore della pagina culturale del quotidiano cubano Granma. Prestigiosa inoltre, la presenza di Maria Esther Hernandez, scrittrice e direttrice per la diffusione culturale della Università di Vera Cruz, e di tanti altri studiosi e antropologi di fama che hanno portato il loro contributo al tema.
Rumba, il tatuaggio africano del popolo cubano
Miguel Barnet, allievo del maestro Ortiz, che per primo, attraverso le sue ricerche sulla musica e danze popolari, rivendicò il lascito africano della cultura cubana, nel suo intervento ( Musei Capitolini) ha indicato la Rumba quale “ simbolo della libertà dalla colonizzazione, da quella spagnola prima e da quella americana dopo, con la Rivoluzione del 1959.” “ La Rumba è nata durante la dominazione spagnola, quando arrivavano dall’Africa, soprattutto l’area del Rio Congo, imbarcazioni piene di donne e uomini disperati e strappati alla loro terra - il racconto di Barnet. “ Con la sofferenza e sensibilità, la loro aspirazione alla libertà , la loro voglia di esprimere sentimenti e sensazioni, questa umanità ha dato vita alla rumba trasmettendoci un patrimonio culturale universale. Un qualcosa che ha lasciato traccia nell’evoluzione della nostra storia, in un paese pieno di contraddizioni sociali, paese meticcio, multiculturale, né bianco né nero, multietnico ma non multilingue perché lo spagnolo è la lingua comune, anche se lo spagnolo cubano ha portato molti arricchimenti."
"Possiamo capire Cuba, la sua musica e la sua danza, e la sua ricchezza solo partendo dalle sue origini africane, altrimenti, come dice Sartre, avremmo solo un pezzo di pane non cotto-ancora Barnet.
" E’ questo tatuaggio africano che ci caratterizza e valorizza: la cultura cubana è il risultato di un grande brodo dove sono mischiate cultura spagnola e africana, proprio come dice Ortis (Transculturazione). La Rumba, dunque, è una delle massime espressioni dello spirito, ha un carattere profano e non religioso,e ha resistito nel tempo. Per questo il nostro sogno è che possa superare ogni frontiera e diventare Patrimonio dell’Umanità.” A suffragarne il valore, le parole di Pedro Hoz: “ La Rumba è un ritmo che gira per il mondo e ha saputo influenzare altra musica, come il jazz, partiture classiche di prestigio, fino a trovare affinità anche nei tamburi del Salento”.
Messico e Cuba in piazza
Da Cuba ai valori in musica di tutta l’America Latina, Messico in particolare, con una esplosione di colori e di ritmi a Piazza San Silvestro, con uno spettacolo aperto a tutti, momento importante di tutto il Forum Timbalaye, regalando a turisti e italiani il ritmo di questa danza che a Cuba si trasmette di generazione in generazione e che vive attraverso la condivisione per le strade e le piazze, coinvolgendo anziani ballerini, giovani e bambini.
Tra i protagonisti di questo grande show Francisco “Minini” Zamora, fondatore del gruppo storico AfroCuba di Matanzas (nella foto), provincia considerata culla della rumba cubana, affiancato da un gruppo di coristi italiani che si sono avvicinati con passione al sound afrocubano.
Irma e Ulises hanno fatto assaggiare le movenze della Rumba e poi il sabor e il folklore messicani (in Messico c’è una forte tradizione rumbera) hanno invaso la piazza con le danze dei Los Rancheros, di Susana Moraleda, balli e d’amore e di corteggiamento in stupendi costumi , accompagnati dalla musica del gruppo dei Mariachi, Terra di Mezzo, dalla Bamba a Cielito Lindo. Gran finale con il Septeto Naborì, proveniente da Santiago di Cuba, che ha fatto ballare il pubblico passando dal Son, genere popolare nato dall’incontro tra elementi della cultura europea e di quella africana, alla Salsa alla quale pochi hanno saputo resistere mentre sul palco, per il gran finale, sventolavano le bandiere cubane.
L’evento ha avuto il patrocinio di Roma Capitale- Presidenza dell’Assemblea Capitolina, Regione Lazio, Ambasciata della Repubblica di Cuba in Italia, Ambasciata della Repubblica di Cuba presso la Santa Sede, dell’Istituto Italo-Latino Americano, della Unión Nacional de Escritores y Artistas de Cuba, della Fundación Fernando Ortiz, della Asociación Nacional Hermanos Saiz, dell’Università “La Sapienza” di Roma e della Universidad Veracruzana, con la collaborazione dell’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba circolo di Roma e la Scuola di balli cubani Clave de Son. Con il sostegno di Gregor srl e della Blue Panorama Airlines, sponsor dell’iniziativa.